Non si fermano le polemiche riguardo la situazione del gioco d’azzardo in Italia. Il 2016 ha visto la raccolta complessiva del settore toccare i 94 miliardi di euro, cifra mai raggiunta in precedenza. Anche per questo sono diversi i governi locali che cercano di intervenire per arginare il fenomeno. Chiedendo allo Stato una legge chiara in grado di mettere tutti d’accordo.
La garante internazionale per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano ha sottolineato il problema per i giovani giocatori patologici, in un’intervista rilasciata a www.ilvelino.it. Il target sembra essere diventato gli adolescenti maschi meridionali, almeno tra gli under 20. Lo studio su cui si basa questa considerazione infatti è stato condotto su un campione di 11.000 studenti delle superiori, quindi di età compresa tra i 14 e i 19 anni. Evidente quindi una problematica che spacca il Paese in due parti: il centro-nord con giocatori di mezza età dediti alle slot machine, il sud con giovani dediti all’online. Una generalizzazione, perché anche al settentrione si gioca d’azzardo su internet, e Napoli è il terzo centro per numero di macchinette dopo Roma e Milano. Le zone però paiono essere specializzate in settori diversi, e in modi differenti bisognerebbe cercare di agire.
Consapevole della situazione, l’Emilia Romagna sta trovando fondi da destinare alla lotta al fenomeno ludopatia. Nel 2017 si spera di passare da 150.000 euro a 300.000, garantiti agli esercenti slot free e a centri di recupero per i giocatori patologici. La strategia quindi si muove su due fronti, la prevenzione e la cura. Il dato sulla base del quale si decide di muoversi è la constatazione di un elevato numero di giocatori: più di un quinto degli abitanti ha giocato almeno una volta nel 2016, circa uno su venti ha un profilo problematico. Se il decreto dovesse arrivare fino in fondo, sarebbe il primo esempio di contrasto regionale all’azzardo con un dispendio di denaro così cospicuo.
Finora sono stati Liguria e Trentino-Alto Adige i più impegnati, lavorando però più sui divieti agli esercenti con delle slot machine che con finanziamenti a chi decide di liberarsene. Strategia che non sembra efficace nel lungo periodo, come conferma il timore intorno al rinnovo delle concessioni nel settore gambling. Intanto però le sentenze del TAR regionale proteggono le scelte del governo, fatto fondamentale per pensare di proseguire su questa strada.
Mentre il live gaming subisce il contrasto degli enti locali, l’online non sembra attirare l’attenzione dei media. In parte si può spiegare con il forte controllo statale, che ha limitato le possibilità del gioco illegale in rete e permesso di monitorare il volume di gioco. Non bisogna dimenticare poi che internet costituisce meno del 20% della raccolta del settore, circa un terzo delle slot machine terrestri, come spiega un report realizzato da www.freeslotmachine.it. Questo non ha impedito a 1,56 milioni di italiani di collegarsi al web per scommettere almeno una volta nel 2016. Un numero pazzesco per non pensare di gettare un occhio alla situazione dell’online con maggiore preoccupazione. Certo è che la priorità rimane una legislazione sul gioco terrestre, rimandata ormai da tempo. Con questa lentezza di esecuzione, l’impressione è che il settore dell’online possa galoppare verso traguardi importanti prima di subire limitazioni dallo Stato. Anche perché le spinte di controllo portate dagli enti locali non riescono a farsi sentire per la rete, di dominio strettamente statale.
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