(di Giulio Perrotta) – Il risultato elettorale delle comunali e regionali 2015 porta con se molti quesiti non risolti e, volendo tirare le somme, si potrebbe persino dire che il PD ha deciso il suicidio “non” assistito.
Certo, ha conquistato molte roccaforti, ma tutte grazie a coalizioni di sei, sette o otto partiti e liste civiche, spesso gestiste da delfini del partito o comunque non sempre facenti parte della stessa area politica.
In particolare, a Venezia, si è assistito a quello che Cacciari, ex Sindaco, chiama il “suicidio perfetto”. Guerini ammette che la sconfitta è dolorosa e “brucia” e Renzi, Presidente del Consiglio dei Ministri non nominato dal Popolo Italiano (sovrano solo sulla Carta Costituzionale) non si è ancora pronunciato, se non per incolpare la minoranza PD e i nemici del suo stesso Partito.
Tuttavia, il crollo rovinoso a Venezia di Felice Casson, vincitore delle primarie e punta di diamante della Sinistra PD, non è l’unico campanello d’allarme: la resa ad Arezzo (democristiana e boschiana), la demolizione del Sindaco uscente di Nuoro Alessandro Bianchi, travolto dal rivale sostenuto da liste civiche e Partito Sardo d’Azione e la bocciatura di un altro primo cittadino in carica, Salvatore Adduce, a Matera, sono tutti segnali di un PD troppo Renzi-centrica e di una politica dittatoriale incentrata sulla morte politica degli esponenti non alleati al Premier. Senza dimenticare lo 0-3 in Toscana, dove il Pd ha perso anche Viareggio e Pietrasanta, in Versilia, e lo 0-5 in Veneto, perdendo Portogruaro, Castelfranco Veneto, Rovigo e Lonigo, tutte roccaforti rosse, insieme al colpo “gobbo” di Alessandra Moretti alle Regionali in Veneto.
Cambiano i tempi, insomma, con un risveglio di coscienze e di ideali, anche se si assiste a una crescita lieve della Lega, un Partito sempre vicino ai giochi di palazzo e meno al popolo “sovrano”, ago della bilancia di molti “fallimenti governativi” e “sfiducie parlamentari”, dal 1994 a oggi.
Il Ministro per le Infrastrutture, Graziano Delrio, braccio destro di Renzi, la butta in “caciara”, provando a salvare capre e cavoli: “I risultati sono a macchia di leopardo, in alcune città vince il centrosinistra, in altre il centrodestra. E’ la politica, sono le scelte dei cittadini. L’unica cosa che mi preoccupa è l’astensionismo”. E Salvini, rincara la dose al vetriolo: “L’alternativa a Renzi si avvicina –dice a Radio Padania – perché la sua poltrona traballa e inizia ad avere a paura”.
Per Salvini, queste sconfitte sono il segnale significativo di un potere politico in difficoltà, pronto a cedere il passo: “Ha voglia Renzi a dire che la sconfitta non è colpa sua … Se parliamo di Arezzo, ci accorgiamo che qua di impossibile non c’è più nulla”.
E nel frattempo comincia a suonare la fanfara del centrodestra, in particolare l’ala governativa.
Insomma, un gioco al massacro che nulla a che vedere con l’ “opposizione costruttiva e intelligente”. Tutti tirano acqua ai loro mulini, dimenticandosi che il Movimento 5 Stelle è l’unica energia politica che non si è alleata con nessuna ed è arrivata prima in molti comuni, non governando solo per una questione di voti sommati dalle coalizioni elettive.
Orsoni, ex Sindaco dimesso per essere finito ai domiciliari durante l’inchiesta “Mose”, dichiarerà: “è senza dubbio un passaggio epocale in una città che si è sempre vantata di essere governata dalla sinistra. Si trova di fronte a questa novità assoluta. Io non la vivo come uno smacco. Anzi: penso che l’alternanza sia l’ essenza della democrazia”.
Giulio Perrotta
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