Come ogni anno L’AltraPagina ricorda il Giorno della Memoria suggerendo ai suoi lettori alcuni libri utili a conoscere e a riflettere sull’Olocausto.
Dopo avervi segnalato nei giorni scorsi Racconti Dal Ghetto Di Lodz, oggi vi proponiamo tre titoli: Sonderkommando, Il Silenzio Dei Vivi e Baci Di Carta.
Dei tre libri propositi, forse il più difficile a cui approcciarsi è Sonderkommando perché Il Sonderkommando, la squadra speciale di detenuti ebrei obbligati a lavorare nelle camere a gas e nei crematori di Auschwitz-Birkenau, ha in Salmen Gradowski il suo maggiore testimone. Scritto molto probabilmente nella primavera del 1944, questo diario è il primo documento pubblicato che racconta il cuore della terribile esperienza dello sterminio degli ebrei all’interno dei lager tedeschi, destinati a distruggere l’intero popolo ebraico dell’Europa e coloro che nel progetto nazista di Nuovo Ordine Europeo non avrebbero mai avuto il diritto alla vita. Gradowski scrisse con la morte addosso, per raccontarci di uomini che sono riusciti a resistere al male anche grazie al pensiero di poter consegnare ai vivi la loro storia disperata, vincendo per sempre l’oblio.
Il Silenzio Dei Vivi
Elisa Springer, l’autrice del libro, aveva ventisei anni quando venne arrestata e deportata ad Auschwitz con il convoglio in partenza da Verona il 2 agosto 1944. Salvata dalla camera a gas dal gesto generoso di un Kapò, Elisa vive e sperimenta tutto l’orrore del più grande campo di sterminio nazista. Ben presto ridotta a una larva umana, umiliata e offesa, anche nel corso dei sucessivi trasferimenti a Bergen Belsen, il campo dove morì tra gli altri Anna Frank, e a Theresienstadt, risucirà a tenere vivo nel suo animo il desiderio di sopravvivere alla distruzione. La sua forza e una serie di fortunate coincidenze le consentono di tornare tra i vivi, dapprima nella sua Vienna natale e poi in Italia, dove all’inizio della persecuzione nazista contro gli ebrei d’Europa, spinta dalla madre, aveva cercato rifugio. Da questo momento e per cinquant’anni la sua storia cade nel silenzio assoluto: nessuno sa di lei, conosce il suo dramma; nessuno vede (o vuole vedere) il numero della marchiatura di Aushwitz che Elisa tiene ben celato sotto un cerotto. Il mondo avrebbe bisogno della sua voce, della sua sofferenza, ma le parole non bastano a raccontare il senso del suo dramma infinito e sempre vivo. La sua vita si normalizza, nasce un figlio. In quegli anni è proprio la maternità il segno della sua riscossa contro i carnefici. Cinquant’anni dopo proprio questo figlio, Silvio, vuole capire, sapere e lei, per amore di madre, ritrova le parole che sembravano perdute. Unico caso al mondo di un silenzio così profondo che si interrompe con in racconto della storia della sua drammatica vita, morte e rinascita, il libro di Elisa Springer assume il peso di quei testi che sanno parlare agli uomini e alla storia, al cuore e alla mente.
Baci Di Carta –Lettere di un padre ebreo dalla prigione, 1942/43
L’architetto ebreo, di origine ungherese, Pali Meller, viene denunciato e arrestato per aver falsificato un documento nel quale si attestava la sua appartenenza alla razza ariana. Vedovo da tempo (la moglie, una ballerina olandese, era morta nel 1935 in un incidente d’auto), deve lasciare i suoi due figli, Paul di 11 anni e Barbara di 7, alla governante Franziska Schmitt. In un’epoca che assisteva all’annientamento degli ebrei d’Europa da parte dei nazisti, Meller non viene deportato in un campo di concentramento, ma con sentenza di un tribunale viene condannato a sei anni di detenzione da scontare nell’istituto penale di Brandenburg-Görden, dove muore, dopo tredici mesi, il 31 marzo 1943. Aveva quarant’anni. Dalla prigione, riuscì a spedire ventiquattro lettere costruendo con i figli una nuova relazione, affidata alla carta, così come “di carta” divennero i baci che poté inviare loro. Queste lettere – tanto belle quanto amare, traboccanti d’affetto, poetiche e, al tempo stesso, ricche di ammonimenti pedagogici – sono, in primo luogo, un documento dei tempi bui in cui Meller ha vissuto. Ma costituiscono, anche, una testimonianza letteraria, nella quale si esprime in tutta la sua drammaticità l’impotenza dell’amore paterno. Mentre giorno dopo giorno la terra gli franava sotto i piedi, Meller scriveva parole struggenti e piene di dignità che suonano come un atto estremo di resistenza alla barbarie. «Allora, testa alta – raccomandava ai figli in una delle sue lettere – cosicché io possa baciarvi da capo a piedi. Vostro padre».
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