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Il giornalista siciliano Paolo Borrometi, presidente dell’associazione Articolo 21, collaboratore di numerose testate e direttore del sito d’inchiesta Laspia.it, è il vincitore del Premio Giornalistico Maurizio Rampino “alla carriera”. Nel corso della cerimonia, che si terrà venerdì 5 luglio dalle 20 nella piazzetta antistante la Chiesa dell’Assunta su Corso Umberto a Trepuzzi, in provincia di Lecce, saranno premiati anche gli altri vincitori della tredicesima edizione del Premio. C’è tempo sino a martedì 28 maggio (con una proroga di una settimana rispetto al bando) per partecipare con articolireportage fotograficiservizi radiotelevisivi e, per la prima volta, opere di graphic journalism pubblicati o andati in onda dal 1 gennaio 2018 al 15 maggio 2019 sul tema “Sangue, paura e silenzi. l’inarrestabile avanzata delle mafie dai campi alla finanza”. È prevista, inoltre, una sezione dedicata alle opere inedite (anche pubblicate su blog o testate non regolarmente registrate in tribunale).
Organizzato e promosso dal Comune di Trepuzzi e dall’Associazione “Amici di Maurizio” in collaborazione con La Gazzetta del Mezzogiorno e con il patrocinio e il sostegno dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, dell’Ordine dei Giornalisti di Puglia, di Coldiretti Lecce, del GAL Valle Della Cupa e dell’Unione dei Comuni del Nord Salento, il Premio ricorda la figura del giornalista prematuramente scomparso il 14 Giugno 2006, la sua indipendenza di giudizio, il suo coraggioso saper andare controcorrente e anticipare i tempi, il suo osservare quello che accadeva e saperlo riportare con puntualità e obiettività e “prosegue” il suo lavoro. All’autore dell’articolo/servizio primo classificato saranno assegnati il “Premio giornalistico Maurizio Rampino – XIII edizione” e la somma di 2000 euro. Sono inoltre previsti due altri premi di 1500 1000 euro per il secondo e il terzo classificato. Un premio di 500 euro andrà all’autore del miglior inedito.

Nel corso della cerimonia di premiazione, che si svolgerà venerdì 5 luglio Trepuzzi, sarà consegnato anche il “Premio Giornalistico Maurizio Rampino allacarriera”, in collaborazione con Coldiretti Lecce. Un premio speciale che, dopo Antonio Padellaro (2011), Luca Telese (2012), Riccardo Iacona (2013), Corrado Formigli (2014), Sandro Ruotolo (2015), Massimo Giannini (2016), Piero Ricci (2017) e Marco Damilano (2018), gli organizzatori hanno deciso di assegnare a Paolo Borrometi, giornalista d’inchiesta che da anni vive sotto scorta per essere finito nel mirino dei boss. Nato a Ragusa nel 1983, laureato in Giurisprudenza, ha iniziato a lavorare al «Giornale di Sicilia» e ha poi fondato il sito di informazione e inchiesta «La Spia». Oggi è un giornalista di Tv2000, collabora con l’agenzia AGI e con varie altre testate giornalistiche. Per il suo impegno di denuncia, ha ricevuto l’onorificenza motu proprio dal presidente della Repubblica. È presidente di «Articolo 21», collabora con Libera, la Fondazione Caponnetto e con la Cgil. Recentemente ha pubblicato “Un morto ogni tanto. La mia battaglia contro la mafia invisibile” (Solferino). «Ogni tanto un murticeddu, vedi che serve! Per dare una calmata a tutti!» Nelle intercettazioni l’ordine è chiaro: Cosa Nostra chiede di uccidere il giornalista che indaga sui suoi affari. Ma questo non ferma Paolo Borrometi, che sul suo sito indipendente La Spia.it denuncia ormai da anni gli intrecci tra mafia e politica e gli affari sporchi che fioriscono all’ombra di quelli legali. Dallo sfruttamento e dalla violenza che si nascondono dietro la filiera del pomodorino Pachino Igp alla compravendita di voti, dal traffico di armi e droga alle guerre tra i clan per il controllo del territorio. Le inchieste raccontate nel libro compongono il quadro chiaro e allarmante di una mafia sempre sottovalutata, quella della Sicilia sud orientale. Il tutto filtrato dallo sguardo, coraggioso e consapevole, di un giornalista in prima linea, costretto a una vita sotto scorta: alla prima aggressione, che lo ha lasciato menomato, sono seguite intimidazioni, minacce, il furto di documenti importantissimi per il suo lavoro, sino alla recente scoperta di un attentato che avrebbe dovuto far saltare in aria lui e la sua scorta. I nemici dello Stato contano sul silenzio per assicurarsi l’impunità, e sono disposti a tutto per mettere a tacere chi rompe quel silenzio. Il primo libro di Paolo Borrometi è una denuncia senz’appello su un fenomeno ritenuto in declino e in realtà più pervasivo di sempre, da combattere anzitutto attraverso la conoscenza del nemico. Perché il potere della mafia, come diceva Paolo Borsellino, è anche un fenomeno sociale, fatto di atteggiamenti e mentalità passive contro cui l’unico antidoto è l’esempio della resistenza e della lotta.

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