(di Giulio Perrotta) Il fenomeno “abduction” appartiene quindi alle categorie più alte di questa classificazione e viene spesso descritto, da chi sostiene di averlo vissuto, come un’esperienza invasiva e traumatica, che comincia con il “Missing Time” (cioè un presunto blocco del tempo non dimostrato scientificamente se non con processi patologici della cognizione spazio-tempo) e si conclude con una inter-relazione tra la razza umana e la razza presunta “aliena”.
In particolare, questo stranissimo fenomeno, per la comunità ufologica, la razza aliena cancellerebbe la memoria dell’evento nel soggetto “rapito” per un periodo di tempo spesso prolungato, recuperabile soltanto con l’ipnosi regressiva, la programmazione neuro-linguistica e l’analisi grafologica (questo perché pare che la memoria contenuta nel sub-conscio non si possa cancellare).
Secondo la comunità scientifica, però, ci sarebbe una spiegazione più semplice al “vuoto temporale”: l’esperienza del rapimento potrebbe in realtà ricondursi ad un vissuto traumatico del soggetto, che causerebbe la naturale conseguenza della “rimozione”, prendendo la forma dissociativa e allucinatoria (quindi compensatoria) del c.d. “vuoto temporale”.
Non sono molte le prove scientifiche a sostegno della tesi aliena dei rapimenti. La teoria più accreditata pare essere quella del disturbo psichiatrico; tuttavia, in alcuni casi, si assiste a tutta un serie di prove che potrebbero gettare nuova luce sul fenomeno.
La prima ipotesi probatoria è rappresentata dal fatto che alcuni rapiti hanno mostrato delle cicatrici come prova del presunto rapimento subìto e di interventi chirurgici eseguiti dagli alieni.
A tali riscontri, la comunità scientifica obietta sul fatto che la tecnica chirurgica aliena sarebbe paradossalmente meno progredita di quella umana, in quanto i progressi odierni in medicina hanno portato ad effettuare interventi senza lasciare significativi o apprezzabili segni o cicatrici sulla pelle. E comunque, anche volendo accettare questa condizione piuttosto bislacca, non si comprende perché il processo medico posto in essere dovrebbe lasciare nella memoria dell’addotto anche solo una parzialità di ricordi.
La seconda (concreta) ipotesi probatoria è rappresentata dalla presenza di “impianti” estratti dal corpo dei soggetti che sostengono di essere stati rapiti.
Un noto chirurgo americano, Roger Leir, recentemente deceduto ha estratto 25 “impianti”, tutti con caratteristiche e composizione chimica diverse dai materiali conosciuti sulla Terra.
In particolare, in collaborazione con l’ufologo Derrel Sims, è stato estratto dal corpo del cittadino statunitense Tim Cullen un oggetto misterioso impiantato nel 1978 e dotato di un cuore nucleare metallico, di 7 cm di lunghezza e 4 di larghezza, coperto da una membrana rosso-marrone dotata di molti recettori connessi alle terminazioni nervose.
A tali riscontri, ancora una volta, è stato obiettato che Leir in realtà non sarebbe un medico ma un podologo abilitato ad effettuare piccoli interventi chirurgici ai piedi e, pertanto, non ha l’esperienza medica adatta per rendersi conto di che tipo di materiale è composto l’oggetto misterioso.
Tra l’altro, le analisi scientifiche vennero rese pubbliche ma senza ripetere gli esperimenti, in quanto gli impianti prelevati da umani non vennero mai consegnati a nessuno; anzi, a seguito di ripetuti e insistenti tentativi, il “medico” dichiarò in conferenza stampa la sparizione del materiale repertato, a seguito di un furto notturno.
La terza ipotesi probatoria è rappresentata dal materiale audio e video raccolto durante gli avvistamenti e gli incontri: tuttavia, salvo qualche rara eccezione, nessuna di quelle rappresenta la prova finale dell’esistenza di vita extraterrestre in contatto con noi.
Le prove, da come si può evincere facilmente, non sono conclusive e le ipotesi complottistiche prendono piene facilmente: esperimenti militari, rapimenti per scopi clinici operati dai servizi segreti, nuova tecnologia da testare su ignari cittadini.
Nella storia, diversi casi hanno suscitato scalpore e sgomento, per l’attendibilità dei racconti e per il verificarsi di determinate circostanze
rilevanti. Tra i più clamorosi ricordiamo 4 celebri casi:
a) Raymond W. Bernard racconta che nel 1947 alcuni dischi volanti recanti svastiche avrebbero costretto l’ammiraglio Byrd, in volo sull’Antartide, ad atterrare in un’immensa area sotterranea abitata da esseri dall’accento tedesco simili ai c.d. “Nordici”. Certo, i fatti descritti ricorderebbero molto simbologie legate alla dittatura nazista; tuttavia, negli anni molti altri hanno testimoniato basi segrete sotterranee e tecnologia a forma di disco volante in possesso dei tedeschi durante la seconda guerra mondiale (come il caso di Reinhold O. Schmidt, prelevato nel Nebraska e portato in una base aliena tra i ghiacci artici);
b) i coniugi Hill, rapiti mentre tornavano da un viaggio in Canada nella notte fra il 19 e il 20 settembre 1961. Durante una regressione ipnotica, Barney Hill avrebbe definito “nazista” uno dei suoi pre-sunti rapitori, descrivendo nel dettaglio eventi, luoghi e circostanze, con particolari ripresi da altri addotti dello stesso periodo (o comun-que difficilmente in contatto tra loro);
c) Travis Walton, protagonista poi del film Bagliori nel buio (Fire in the sky). La sua storia ha dell’incredibile. Il 5 novembre 1975, 7 taglialegna dell’Arizona (USA), tornando verso le loro case con il camion, avrebbero visto una “strana” luce discoidale nel bosco. Travis, avvicinatosi, sarebbe stato colpito da un raggio di luce, mentre i suoi compagni fuggivano terrorizzati. Riapparirà solo dopo 5 giorni, in stato confusionale, raccontando di essersi svegliato all’interno di una strana cella metallica disteso su un tavolo operatorio, accerchiato da 3 esseri alti circa 1 metro. Unico neo di tutta la storia: gli alieni parlavano in inglese.
d) Fortunato Zanfretta. 11 incontri ravvicinati tra il 1978 e il 1981, descrivendo alieni pacifici chiamati “Dargos” con la pelle verde e increspata, alti quasi 3 metri, grandi punte sulla testa e occhi triangolari gialli, provenienti da “Titania”.
Insomma, molte sono le testimonianze ma nessun prova schiacciante che dimostrerebbe la teoria dell’esistenza extraterrestre. Tuttavia, esistono prove schiaccianti del fenomeno? La risposta, per adesso, dev’essere necessariamente negativa.
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