(di Giulio Perrotta) Il falso testamento: il nuovo lavoro di Mauro Biglino (http://maurobiglino.it/)! Raggiunto telefonicamente, il saggista e amico della testata laltrapagina.it, ha accettato di rilasciare la presente intervista, toccando i punti chiave del suo straordinario lavoro divulgativo. Intenso e ricco di spunti riflessivi, il “falso testamento” si propone prepotentemente come futuro “best seller”, sulla scia del precedente “La Bibbia non parla di Dio”, anch’esso edito dalla Mondadori. Il nuovo libro è acquistabile al seguente indirizzo: http://www.macrolibrarsi.it/libri/__il-falso-testamento-libro.php
Buongiorno Mauro! “Il falso testamento”. Un titolo forte. Perché questa scelta?
Con Mondadori abbiamo scelto questo titolo perché il libro documenta che non esiste alcun patto (o Testamento, come viene comunemente chiamato) tra un presunto Dio e l’umanità. Per la verità, non esiste proprio “quel” Dio che la teologia ha elaborato partendo dall’Antico Testamento, un insieme di testi che narrano di una “alleanza” tra un individuo e una famiglia (quella di Giacobbe/Israele) all’interno della quale si realizzava uno scambio preciso tra servizio fornito dagli israeliti e promesse formulate dal loro governatore a loro favore. Quindi l’esistenza di un patto/testamento tra un presunto Dio spirtiuale, eterno, onnisciente, onnipotente, e l’umanità è una invenzione che è stata elaborata e finalizzata – ed è stata e viene ancora oggi utilizzata – per creare e gestire un sistema di controllo che vuole potenzialmente coinvolgere l’umanità intera.
Sfogliando le pagine del saggio, il lettore si trova nuovamente immerso nella questione filologica di “kavod”, che i teologi traducono con “la gloria” (di Dio), mentre tu puntualizzi il fatto che può avere diversi significati, tra cui “pesante”. Dunque, è la gloria di Dio o qualcosa di più concreto?
La polisemia della lingua ebraica (come quella di tutte le lingue esistenti, italiano compreso) fa sì che molti termini abbiano più di un significato e questa caratteristica vale anche per il termine kavod. Più volte ho documentato questo aspetto nei miei libri perché l’esegesi tradizionale teologica (o anche laica ma comunque tradizionalmente condizionata dalla teologia), che pure pone l’accento su questo aspetto quando ritiene di poterlo utilizzare a sostegno delle interpretazioni spiritualiste, tende qui stranamente a dimenticarlo, attribuendo a quel termine la sola indefinibile valenza di gloria di Dio, in totale, assoluto e insanabile contrasto con molti passi del testo biblico. La polisemia infatti fa sì che sia il contesto a rivelare di volta in volta il significa di un termine e kavod in moltissimi passi anticotestamentari mantiene con evidente chiarezza la sua concreta valenza originaria che nulla ha a che vedere con le successive letture di ordine metafisico che sono state utilizzate per introdurre e suffragare il concetto di un Dio biblico spirituale. Nel libro “Il falso testamento” ho voluto riportare la definizione che si trova nel dizionario redatto dal dr. J. Benner – fondatore del Centro Studi sull’Antico Ebraico – da cui si rileva come il termine kavod abbia inequivocabilmente il significato di “arma da battaglia”. Capisco che l’esegesi tradizionale non voglia accettare questa evidenza ma la lettura del testo biblico libera da condizionamenti la rende oggettivamente innegabile.
Il lavoro continua affrontando alcune tematiche molto interessanti e già elaborato nel tuo libro “La Bibbia non parla di Dio”: i rapporti tra la Bibbia e i testi greci dell’Iliade e dell’Odissea. Che ci racconti su questo aspetto?
Nel libro “La Bibbia non parla di Dio” (Mondadori) ho iniziato una analisi parallela tra testo biblico e testi greci, con particolare riferimento ad Omero. Se ne evince una corrispondenza straordinaria. Quei testi parlano degli stessi individui e delle stesse situazioni: theoi greci e elohim biblici presentano stesse caratteristiche fisiche, stesse esigenze neurofisiologiche, stesse attitudini, stesse modalità operative e addirittura stesse finalità. Nell’attuale lavoro ( “Il falso testamento”) ho proseguito nella analisi parallela con particolare riferimento alla tecnologia che è chiaramente presente in quei testi: Bibbia, Iliade e Odissea. Ho voluto anche evidenziare e documentare come questo aspetto sia addirittura presente nelle facoltà di ingegneria delle università greche dove Efesto (quello dei theoi greci che si occupava della lavorazione dei metalli) venga definito “ingegnere progettista” e il suo lavoro possa essere compreso alla luce delle odierne conoscenze scientifiche. In questo libro ho anche inserito altri autori classici come Tacito, Plinio il Vecchio, Eliodoro, Strabone, al fine di evidenziare come la lettura biblica che sto conducendo da anni possa trovare ulteriori inattese conferme anche in autori per così dire insospettabili. Il quadro che ne emerge è di straordinaria curiosità.
Nel libro riprendi il discorso delle mutazioni, dando spazio a due importanti studiosi che puntano l’accento sul lattosio e sul sesso tra consanguinei. Ci spieghi cosa intendi dimostrare?
Qui non si tratta tanto di “dimostrare” ma di evidenziare come una parte della scienza accademica stia prendendo in seria considerazione l’ipotesi che i testi antichi siano portatori di una storia vera e concreta, che può contenere informazioni relative a domande cui la scienza attuale non è ancora in grado di dare risposta. Il cammino è avviato e sono certo che non si fermerà più: questi ricercatori accademici stanno infatti procedendo e stanno per pubblicare altri lavori che proseguiranno sulla strada tracciata ad esempio dal libro “I geni manipolati di Adamo” (unoeditori) del dr. Pietro Buffa, ricercatore universitario e vincitore di uno dei più prestigiosi riconoscimenti europei in ambito scientifico: il premio Marie Curie. E’ fondamentale infatti che si mantenga la mente sempre aperta a tutte le possibili ipotesi, soprattutto quando queste hanno fondamento concreto; la chiusura dogmatica e preconcettuale – purtroppo ancora presente in ambito sia religioso che laico – impedisce infatti di percorrere strade che possono invece portare alla conoscenza della realtà storica che ci riguarda.
A metà libro ci si imbatte nella questione della figura di “Raffaele”, per l’angiologia cristiana uno dei quattro Arcangeli. Chi era veramente?
Nel libro, ho analizzato la figura di Raffaele documentando come il significato del suo nome (EL cura o cura di El) sia molto efficacemente rappresentato nella sua operatività: la radice ebraica del nome, rafa, si riferisce infatti proprio alla attività terapeutica. Con l’apporto del neurochirurgo dr. Arturo Berardi, il testo analizza numerosi passi biblici ricavandone la sensazione, che quasi diviene certezza, che gli Elohim biblici possedevano conoscenze medico-scientifiche molto avanzate: la cosa non ci deve assolutamente stupire perché la medicina non era che uno degli aspetti in cui quel gruppo di colonizzatori-governatori manifestavano la loro avanzatissima cultura.
E adesso un punto centrale e davvero critico. Riporti sul testo tutta una serie di contenuti che dipingono Yahweh, il Dio giudeo-cristiano, come un “pedofilo”. Mi sbaglio?
Questo è uno dei temi più “duri” dell’intero mio ultimo lavoro e devo dire che mi attendevo che la casa editrice Mondadori mi chiedesse almeno di mitigarne la crudezza, invece hanno avuto il coraggio di pubblicare tutto così come l’ho scritto . Con l’analisi del libro dei Numeri e della secolare cultura rabbinica , il mio libro (grazie agli apporti del cultore di letteratura rabbinica Omar di Benedetto) documenta come ci fosse una particolare attenzione per le “bambine” molto piccole e ciò che stupisce – e sgomenta con orrore – è che da questa “attenzione” non era esente neppure Yahweh. Ma non voglio qui dire di più.
Il libro si conclude con la disamina del famoso “patto”, tra Dio e il l’umanità, come raccontato dai teologi cristiani. Ma se non vi era alcun patto tra Yahweh e l’umanitá (come dimostri tu), chi era veramente Gesù e che ruolo ha avuto in tutta la storia?
Questa è la domanda che chiude il libro: se non c’è patto con l’umanità chi era quel Gesù e che cos’è venuto a fare? Nel libro “Antico e Nuovo Testamento, Libri senza Dio” (unoeditori) ho iniziato a formulare una ipotesi basata come di consueto sul “facciamo finta che”. Si tratta ovviamente di una ipotesi che ha però una sua coerenza: se è vero ciò che emerge dall’Antico Testamento se ne può ricavare che Gesù potrebbe anche essere stato uno dei tanti “prodotti” di quelli là e lo studio condotto da e con il dr. Francesco Esposito (esperto di patristica) sui primi due secoli del cristianesimo sta facendo emergere elementi davvero interessanti (le chiacchierate fatte con lui sul tema sono reperibili in rete su Youtube: il riferimento si trova in particolare nelle chiacchierate numero 8* e 8bis**) ***. In sostanza tra Antico e Nuovo Testamento ci potrebbe essere una prosecuzione coerente di un qualcosa che però non avrebbe nulla a che vedere con quanto ci è stato raccontato.
Grazie come sempre Mauro per il tuo tempo e la tua disponibilità!
Un caro saluto a te e a tutti i lettori della vostra testata giornalistica.
* n. 8: https://www.youtube.com/watch?v=tZly6UGDQk0
** n. 8bis: https://www.youtube.com/watch?v=L1sKnoNHGfU
*** per chi volesse riascoltare tutte le interviste di Mauro Biglino effettuate con Francesco Esposito visiti la seguente pagina: https://www.youtube.com/channel/UCEb2u_ujIkQPWwn_ZuzkSdg/videos
L’era dell’intelligenza artificiale e l’infinito fascino dell’intelligenza umana
Il Filebo di Platone: un’analisi filosofica della felicità e del bene
La crisi della piccola editoria italiana: tra sovrapproduzione e barriere di mercato
Rapporto editoria 2024: mercato dei libri in crescita di poco tra vari problemi