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gayDa tempo numerose città italiane si sono dotate di un registro comunale delle coppie di fatto, ovvero quelle unioni stabili etero o omosessuali non unite in matrimonio.

Altre città stanno affrontando la discussione e molte altre non hanno ancora preso in considerazione l’ipotesi di dotarsi di tale strumento.
Recentemente le città di Pavia e Piacenza hanno aperto un dibattito, la prima anche pubblico coinvolgendo i cittadini, la seconda solo in seno al consiglio comunale per discutere le relative proposte di istituire un registro delle unioni civili nei propri comuni.
Tralasciando alcuni passaggi puramente ideologici e grotteschi di cui si rendono portavoci alcuni politici locali, l’aspetto più controverso é parso quello di comprendere la natura giuridica di tale istituto ovvero la sua validità e gli effetti che produce.
Le parti più “conservatrici”, spesso richiamando l’appartenenza ad un’ispirazione cattolica, affermano che il registro comunale delle unioni civili non serve a nulla e non produce alcun effetto giuridico in termini di tutela di diritti. Si tratterebbe, sempre secondo i detrattori dell’istituto, di un mero atto simbolico volto a sollecitare la via parlamentare per legiferare in tema di matrimoni ed adozioni gay.
Chi “ostacola” o si dichiara contrario ai registri comunali sulle unioni civili ritiene, inoltre, che l’attuale ordinamento giuridico nazionale già fornisca adeguati strumenti di tutela di diritti tra “conviventi” in forma privata e, da ultimo, anche attraverso i nuovi contratti notarili.
Dall’altra parte, invece, si ricorda come i contratti privati e notarili abbiano un costo notevole e come questo aspetto economico crei una ulteriore disuguaglianza con le coppie sposate eterossessuali che, per vedere tutelati i propri diritti, non devono spendere soldi in avvocati e notai. I registri comunali, comunque, offrono alcune tutele amministrative e svolgono un importante ruolo di sensibilizzazione verso il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto.
Ma la novità più importante é stata fornita recentemente dal Tribunale dei Minori di Palermo.
Attraverso il decreto del 4 dicembre 2013, infatti, col quale il Tribunale affidava un ragazzo sedicenne ad un coppia omosessuale composta da due uomini, lo stesso inseriva tra le motivazioni del provvedimento il fatto che la coppia fosse iscritta al registro delle unioni civili di Palermo.
Così si sono espressi i giudici: “Dal canto loro, i sigg.ri (che non è superfluo rammentare figurano iscritti nel registro delle coppie di fatto istituito nel Comune di Palermo) denotano una sensibile capacità di apertura e di accoglimento consapevole della specifica storia personale del giovane, e si sono mostrarti in grado di garantirlo nelle sue esigenze di sviluppo, offrendogli una base sicura e consentendogli di fruire al momento di una adeguata funzione genitoriale“.
Per il Tribunale di Palermo, quindi, il fatto che la coppia risulti iscritta al registro comunale assume un valore aggiunto a garanzia del fatto che si tratti di un nucleo familiare stabile e con le adeguate caratteristiche a svolgere le funzioni di genitori.
Tale decisione, unita alle altre osservazioni che hanno indotto i giudici a confermare l’affido del minore alla coppia omosessuale, assume rilevanza in quanto dota il registro delle unioni civili di una funzione di accreditamento circa il valore affettivo dell’unione tra conviventi, anche dello stesso sesso, assimilabile al concetto europeo di “legame familiare”, molto più ampio del concetto di famiglia come inteso in Italia e vincolante per il nostro ordinamento.
Grazie al decreto del Tribunale di Palermo, altri giudici in Italia potrebbero così decidere di dare valore al registro delle unioni civili, se presente nel comune, nel valutare casi di affidamento.
In attesa, quindi, che il legislatore nazionale provveda a colmare le lacune della legge italiana in tema di diritti civili, le decisioni dei giudici nei casi che si presentano di volta in volta, iniziano a delineare un percorso sempre più chiaro verso l’uguaglianza delle famiglie in quanto, come ricordato dallo stesso Tribunale di Palermo, “sul piano generale, quello di famiglia non è un concetto cristallizzato, ma va adeguato all’evoluzione della società e dei costumi, e che, sul piano strettamente normativo, esso va rapportato a diversi parametri, quali quello costituzionale e quello sovranazionale, oltre che alle leggi nazionali“.

Salvatore Primiceri

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