(di Salvatore Primiceri) – Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad una diffusione di spot pubblicitari riguardanti le iniziative politiche di alcuni partiti. In particolare sono stati diffusi in rete il video “anti euro” del Movimento 5 Stelle e il video “dell’espansione meridionale” leghista, attuata dal segretario della Lega Nord, Matteo Salvini.
In entrambi i casi sono emerse violazioni della legge sul diritto d’autore (la n.633 del 1941).
Infatti sia il video del M5S che quello della Lega utilizzavano brani di sottofondo non autorizzati dagli autori e dagli aventi diritto.
Nel primo caso il brano contestato è la celebre aria per pianoforte “Divenire” del maestro Ludovico Einaudi. E’ stato lui stesso, attraverso una nota stampa del suo staff, a precisare di non aver mai autorizzato l’uso del brano in questione e di essere generalmente contrario all’accostamento di propri brani a messaggi politici. Per questo motivo il video è stato ritirato dal web, dove peraltro stava riscuotendo un enorme successo di visualizzazioni.
Nel secondo caso è la bella canzone napoletana “Jammo Ja'” di Nino D’Angelo in coppia con Maria Nazionale, ad aver fatto da colonna sonora alle mire espansionistiche della Lega Nord. Anche in questo caso, però, il partito non ha chiesto l’autorizzazione all’utilizzo dell’opera e così anche Nino D’Angelo si è trovato costretto a precisare che quello della Lega è stato un uso improprio, non autorizzato e aggiunge: “questa canzone non potrà mai essere l’inno di chi ha fatto dell’antimeridionalismo il suo punto di forza“.
La domanda sorge spontanea. Ma come è possibile che dei movimenti politici parlamentari non conoscano la legge sul diritto d’autore? Oppure la conoscono e ci provano lo stesso?
Sulla legge in questione si può discutere a oltranza circa la necessità di una sua riforma ma ciò non toglie che sia in vigore e che vada rispettata. Certo, può capitare che un artista non contesti un uso non autorizzato di un proprio brano; è una sua scelta personale e possibile ma ciò non deve indurre chiunque a “rischiare”.
Esistono precedenti che, a quanto pare, non hanno fatto scuola, come il caso della lista legata all’ex pm Antonio Ingroia alle scorse politiche, dove erano stati usati personaggi dei fumetti per dei manifesti elettorali. Anche qui i fumetti non erano autorizzati dagli autori e scoppiò una polemica che, evidentemente è stata dimenticata in fretta.
Fuori dal discorso politico è, inoltre, ancora vivace la polemica per l’uso non autorizzato di vignette di autori italani da parte del Corriere della Sera per la realizzazione del volume di beneficienza in favore delle vittime della strage di Parigi alla redazione di Charlie Hebdo.
La spiegazione più diffusa che gli autori delle violazioni utilizzano per giustificarsi è quella di aver dato visbilità e pubblicità all’autore. Questo discorso è ovviamente sindacabile in base alla fama delle musiche utilizzate e dei loro stessi autori. C’è poi da considerare la funzionalità portante della musica legata allo scopo e al contenuto del video. Non si tratta infatti qui del video di un matrimonio o dei ricordi delle vacanze che singoli privati diffondono utilizzando sottofondi protetti da copyright, magari dei propri cantanti preferiti. E’ facile che in questi casi gli autori non intervengano a rivendicare alcunchè comprendendo la natura assolutamente di buona fede dietro questi episodi e un potenziale danno zero, sia come immagine che in termini economici. Nei casi dei messaggi politici, invece, va da sè che la finalità è diversa e che una buona musica associata a un messaggio può rafforzare la comunicabilità e la ricezione positiva del messaggio stesso presso gli utenti. Senza contare che i partiti politici hanno una gestione economica che può presumibilmente permettersi di pagare i diritti di un brano.
Esiste comunque, a beneficio di chi vuol fare video, un mondo di artisti non iscritti alla SIAE o che diffondono le loro opere in forme più flessibili i quali, anche a scopo di farsi conoscere meglio, sarebbero probabilmente lieti della visibilità offerta in un video che diventi virale e che quindi sarebbero ben disposti a concedere le autorizzazioni all’uso dei propri brani. Che questi video possano diventare occasione per far scoprire qualche nuovo talento senza per forza usare le musiche dei big?
In ogni caso serve un breve ripasso di alcuni fondamenti di diritto d’autore:
La legge 633/41 afferma che Il titolo originario dell’acquisto del diritto di autore è costituito dalla creazione dell’opera, quale particolare espressione del lavoro intellettuale.
Si distingue in diritto morale (diritti esclusivi in seno all’autore e non trasmissibili) e diritto patrimoniale (diritti di utilizzazione economica delle opere).
Indipendentemente dai diritti esclusivi di utilizzazione economica dell’opera, l’autore conserva il diritto di rivendicare la paternità dell’opera e di opporsi a qualsiasi deformazione, mutilazione od altra modificazione, ed a ogni atto a danno dell’opera stessa, che possano essere di pregiudizio al suo onore o alla sua reputazione.
Nei prossimi mesi, in materia, si attendono comunque alcune novità tra le quali ci potrebbe essere l’auspicata abolizione del monopolio SIAE sulla gestione dei diritti d’autore, una riforma attesa ormai da troppi anni e che si avverte come necessaria. Ciò comporterebbe che molti artisti si iscriveranno ad altre società di gestione e che, in diversi casi, per chiedere un autorizzazione all’uso di un brano noto in Italia, non si debba per forza passare per SIAE, la quale rappresenta spesso un ostacolo per gli utilizzatori invece che un ente che favorisca la diffusione delle opere. L’autorizzazione dell’autore, però, ricordatelo, è necessaria.
Salvatore Primiceri
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