di Andrea Dasso – Band lucana, attiva dal 2016 e composta da Pierdomenico Niglio (batteria, voce ed elettronica), Carmelo Fascella (chitarra, voce, live coding) e Damiano Niglio (basso, cori e sintetizzatore), i Gaze Of Lisa hanno pubblicato ad inizio aprile il loro nuovo singolo Bilancia, apripista del loro nuovo album Sinonimi Contrari, la cui uscita è prevista nel corso dell’anno.
La release del loro nuovo singolo è stata l’occasione per porre alla band alcune domande e parlare un pò della loro musica, ecco cosa ci siamo detto, buona lettura!
Iniziamo dal vostro nome, Gaze of Lisa, un nome un po’ particolare… cosa significa? Come lo avete scelto?
Il nome fu scelto da un vecchio componente della band e fa riferimento allo sguardo della Monnalisa, motivo per cui, la pronuncia di “Lisa” è all’italiana e non all’inglese.
Ci raccontate un po’ come vi siete conosciuti e come avete iniziato a suonare assieme?
Io (Pierdomenico) e Carmelo ci siamo conosciuti alle scuole medie e dopo un primo incontro non molto positivo non ci siamo praticamente più lasciati musicalmente parlando! Damiano, mio fratello, ha iniziato a suonare con noi dopo pochi anni, essendo più piccolo. Spiava le prove, nel garage di casa, della prima band in cui suonavo con Carmelo e quando finivano ci suonava gli stessi brani alla chitarra, strumento che aveva iniziato a suonare da poco. Oggi però suona il basso.
Quali sono gli artisti che vi hanno influenzato maggiormente nella vostra carriera?
Sono e sono stati tanti, a seconda del periodo e ognuno di noi tre ne ha a sua volta influenza differenti. Possiamo dire però che un gruppo è stato particolarmente importante per noi dal punto di vista di formazione: i Bluvertigo. Quando “scoprimmo” che in Italia c’era quella musica cantata in italiano, si aprì letteralmente un mondo per noi.
Avete realizzato da poco il vostro nuovo singolo “Bilancia”, descrivetecelo in 3 parole…
Pop, ironico, multitasking.
Il vostro nuovo progetto vi vede passare all’italiano nelle vostre canzone dall’inglese che caratterizzava il vostro primo lavoro, Hidden, cosa c’è dietro a questa scelta?
Abbiamo iniziato a prendere coscienza che per cantare in inglese innanzitutto devi conoscere la lingua ben oltre quello che ti può dare la scuola o viaggi di qualche mese a Londa, per poter sfruttare al meglio tutte le potenzialità sonore e semantiche della lingua. Abbiamo iniziato quindi ad approfondire la musica italiana, sopratutto l’alternative italiano tra gli anni ’90 e i primi ’00, siamo entrati ancora più a fondo nei testi dei cantautori come De Andrè, Battiato, Rino Gaetano ecc, scoprendo un mondo. Scrivere in italiano è stato molto più divertente perché si è potuto giocare con la lingua ma allo stesso tempo più difficile, è una lingua che rischia di “cadere” subito in quella sfera poetica che oggi è un po’ stucchevole.
Nel 2021 realizzerete il vostro nuovo album, al di là della lingua, potete anticiparvi qualche novità e qualche differenza rispetto a Hidden?
Musicalmente parlando ci siamo allontanati un po’ dalle sonorità “synth pop”, stile Depeche Mode, che ci avevano influenzato moltissimo nell’ep, cercando di creare un sound più personale. Ci sono comunque certamente dei riferimenti musicali a cui ci siamo ispirati come i Radiohead, Moderat e in generale lo Shoegaze/Post Rock per il suono delle chitarre
Che rapporto hanno i Gaze Of Lisa con la musica live? C’è un evento o un concerto a cui avete partecipato che ricordate con particolare piacere?
E’ sempre bellissimo poter suonare dal vivo, noi tre oltre ad essere “amici di gruppo” siamo anche amici nella vita reale (uno è persino mio fratello!) e questo è molto importante perché crea una “atmosfera” sul palco di estrema serenità, sintonia e affiatamento rendendo ogni concerto speciale. In ogni caso, se proprio dobbiamo sceglierne uno forse prenderemmo quello fatto questa estate, nell’unico mese in cui era possibile fare concerti: suonavamo dopo molto tempo e fuori dalla nostra città, nonostante una buona parte del pubblico non sapeva chi fossimo si sono dimostrati essere interessati e hanno partecipato, addirittura cantando il ritornello di Bilancia, richiesto come bis! E’ stato molto emozionante.
Da “insider” come vedete la scena indie italiana? Ci sono locali e spazi per le band che vogliono fare “musica in proprio” o predominano ancora le cover band?
Non ci reputiamo “indie” coll’accezione attuale del termine e infatti non sentiamo di appartenere neanche a questo genere, inteso come lo intendiamo in Italia. Tuttavia crediamo che ha dato alla musica italiana cose “buone”, ad esempio, gli artisti più importanti di questa scena (ma questo vale anche per la Trap ad esempio), sono tutti venuti fuori dalla vecchia gavetta, senza scorciatoie, senza talent, sono musicisti che sono partiti nel fare concerti davanti a pochi amici, hanno avuto la costanza e la tenacia, non hanno preteso di fare il sold out all’Arena di Verona dopo un singolo, e, ironia della sorte, dopo del tempo molti di loro ci sono arrivati. Questo è stata la cosa più bella e importante a nostro avviso. Musicalmente parlando non siamo grandi amanti del genere.Per quanto riguarda i locali, è molto eterogenea la situazione. Forse è più facile trovare locali che cercano cover band ma ci sono anche tanti altri, probabilmente meno “in vista” che danno la possibilità a giovani artisti di poter fare la propria musica. E’ anche vero che ci sono molte associazioni, centri culturali e festival che cercano solo band che facciano musica inedita.
Ci sono band o artisti della scena indie che seguite?
Iosonouncane, Cosmo e molto interessante è anche Andrea Laszlo De Simone sono quelli che ci accomunano. Nella sfera personale I Cani (Pierdomenico) e Colapesce, molto prima che sbarcasse a Sanremo (Carmelo e Damiano).
Proiettiamoci nel futuro: chi vi piacerebbe avere ospite nel vostro prossimo album?
Un ospite ancora più giovane di noi che al momento ha appena scaricato un software dove poter registrare le sue prime demo fatte in casa.
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