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gayNell’Italia fanalino di coda per il riconoscimento dei diritti civili a famiglie alternative a quella “tradizionale” e dove si fa fatica ad approvare una legge contro l’omofobia, accadono ancora fatti che suscitano discussioni viziate da un certo deficit culturale e adeguata conoscenza delle cose.

Premesso che la società civile é molto più avanti della politica sul tema omosessualità, il recente caso Barilla ha animato un ennesimo spaccato poco edificante della nostra Italia.

L’immagine peggiore, ma si sapeva, l’ha data la politica dove in Parlamento qualcuno si é messo ad agitare un finocchio. Il nostro Parlamento quando c’é da discutere di temi importanti si fa sempre riconoscere suscitando le prese in giro di tutto il mondo.

La discussione sul piano sociale é apparsa invece leggermente più costruttiva ma anche qui viziata da tanti luoghi comuni.

In sostanza Guido Barilla ha spiegato la linea comunicativa dell’azienda. Da sempre Barilla ha scelto una strategia di marketing inviando al pubblico un’idea di serenità familiare accomunata dall’uso della pasta, dei biscotti e dei vari prodotti che hanno reso Barilla un marchio conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.

Barilla é liberissimo di scegliere la sua strategia vincente ed é liberissimo di avere le sue opinioni. L’errore del noto imprenditore emiliano é stato quello di lasciar intendere una lettura discriminatoria nella scelta comunicativa dell’azienda. Una sorta di: “ci rivolgiamo a quelli perché non ci interessano gli altri”.

Espressione sicuramente nefasta a cui sono seguite immediate scuse con l’ammissione di avere molto da imparare sul tema delle “nuove famiglie”.

Bene, caso chiuso, anzi no. Perché a tenerlo in piedi ci sono i soliti paladini dei diritti ma, attenzione, non quelli che si battono sinceramente e senza alcun fine ultimo che l’uguaglianza dei cittadini e il rispetto di tutti per la loro dignità individuale.

Mi riferisco a quei “paladini a tempo”, quelli che escono fuori ogni tanto solo quando conviene loro qualcosa. Purtroppo in molti ci cascano pure.

Ed é così che oggi ci ritroviamo spettatori di una gara tra aziende che gridano a chi é più tollerante. “Siamo aperti a tutte le famiglie”, é lo slogan che numerose aziende stanno lanciando un po’ per approfittare dell’inciampo di Barilla e un po’ per accaparrarsi clienti in cerca di aziende friendly”.

Non dico che non ci sono aziende che abbiano adottato con sincerità tale campagna ma non credo siano tutti così attivisti convinti nel campo dei diritti civili.

La società omosessuale in particolare, oggi deve svegliarsi da chi li tira a destra e sinistra per fini politici o commerciali ed evitare “ghettizzazioni”. La posta in gioco é alta: si rischia di aumentare discriminazioni inutili basate sull’ignoranza. Ma questa ignoranza non deve essere alimentata dagli stessi gay.

Correre a comprare la pasta di un’altra marca é un atteggiamento stupido che non fa bene in primis alla stessa comunità omosessuale. Barilla ha avuto probabilmente bisogno di un “errore” per comprendere meglio un cambiamento sociale che non conosceva sufficientemente bene. La comunità gay quindi deve cogliere queste situazioni per educare, dialogare, fare informazione. Così si migliora la società, dialogando con il presunto avversario al fine di risolvere positivamente il conflitto che si é creato, sostituendo ad esso la cultura del confronto nel rispetto reciproco.

Questo vale per tutti, anche dall’altra parte, da chi attacca verbalmente e in modo violento gli omosessuali usando lo schermo protettivo delle istituzioni politiche. Essi devono imparare la capacità di ascoltare, comprendere e rispettare, non per forza aderire (nessuno vuol convincere nessuno né a diventare gay né a non formare più famiglie “tradizionali”). Nessuno vuol imporre sostituzione di modelli, caso mai far rispettare alternative dettate da già reali e diffuse esigenze della società contemporanea.

Per la lotta all’uguaglianza e alla tolleranza che porti alla convinvenza e rispetto reciproco tra i vari modelli di famiglia é necessario quindi che i protagonisti sappiano distinguere tra chi usa il tema dei diritti civili come esca per fini politici e commerciali e chi, invece, fa propria una battaglia di civiltà.

Per anni abbiamo vissuto con la convinzione che gli schieramenti politici orientati a sinistra si battessero per i diritti civili. Ma quanto é stato da essi fatto concretamente finora?

Stefano Bassi

 

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