(di Giuseppe La Rosa) Il governo ha diffuso la nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Def) relativo all’anno 2016. Molte le misure messe in campo per fronteggiare prima di tutto le questioni più impellenti: sisma, emergenza migranti e crescita economica limitata. Sono questi i nodi che dovrà sciogliere l’esecutivo, contando anche sui margini di flessibilità concessi dall’Europa.
Proprio il tema crescita è al centro del dibattito politico e mediatico, soprattutto in merito alla revisione al ribasso delle stime del Prodotto Interno Lordo per il 2016. E’ quanto si legge nella nota: “dopo una doppia, profonda recessione nel periodo 2009-2013, la crescita in Italia è tornata positiva nel 2014, ha accelerato nel 2015 e si rafforza nel 2016. Tuttavia il recupero dei livelli di prodotto pre-crisi si sta rivelando più lento di quanto desiderabile”.
Per questo motivo il governo “ha scelto di rimodulare la politica di bilancio in maniera favorevole alla crescita” intervenendo “sulle spese e le entrate dando priorità agli interventi che favoriscono investimenti e produttività, pur continuando nel processo di consolidamento”.
Inoltre, il governo “intende attuare ulteriori misure volte a mettere in sicurezza il territorio, il patrimonio abitativo e le infrastrutture scolastiche, nonché a gestire il fenomeno migratorio”. Un insieme di misure che “costituisce una priorità economica e sociale per il Paese”.
Alla luce di ciò, è cominciato il braccio di ferro tra l’esecutivo e la Commissione europea sulle ormai consuete deroghe al patto di Stabilità, che dovrà essere presentato entro il 20 ottobre. Dal Def, infatti, emerge chiaramente come il rapporto deficit/Pil sarà al 2% nel 2016, ma con la possibilità di andare oltre e salire al 2,4% (circa 10 miliardi in più), sforando le previsioni di aprile. L’indebitamento pubblico, invece, salirà al 132,8% nel 2016. Pertanto, la riduzione del debito pubblico sarà rimandata al 2017, quando il rapporto debito/Pil scenderà al 132,5%; per poi diminuire ulteriormente, fino a raggiungere il 126,6% nel 2019.
Dal Def si evince come gli interventi del governo riguarderanno le pensioni più basse, il rilancio degli investimenti pubblici e privati e lo sblocco dei contratti nel pubblico impiego. Nella nota si legge: “In questi anni l’indebitamento viene utilizzato per finanziare gli investimenti fissi, una buona prassi per aumentare la crescita potenziale. La dinamica degli investimenti pubblici e’ attesa in crescita anche nel 2016 e nei prossimi anni, collocandosi attorno al 2,3% in media nel periodo 2016-2019”. Accanto al rilancio degli investimenti pubblici il governo considera cruciale per la ripresa della produttività e della competitività il ruolo degli investimenti privati.
Sul tema pensioni, l’obiettivo del governo è rendere disponibili 6 miliardi di euro in tre anni ma, considerando le risorse disponibili, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha affermato che l’anno prossimo le risorse per il pacchetto previdenza saranno più contenute del previsto.
Per quanto riguarda il tema tassazione: “l’Ires scendera’ dal 27,5 al 24% e ulteriori interventi di riduzione della pressione fiscale verranno realizzati con la prossima legge di bilancio: disattivando il previsto incremento dell’Iva per l’anno 2017 e introducendo ulteriori misure di alleggerimento per le imprese”.
Un altro dato che merita attenzione è quello sulla disoccupazione, che continuerà a calare ma non si attesterà al di sotto del 10% prima del 2019. Sarà all’11,5% nel 2016, al 10,8% nel 2017 e al 10,3% nel 2018.
Scetticismo da parte dei sindacati: “Siamo troppo abituati ad annunci e a spot. Noi speriamo che ci sia un’inversione di tendenza, così come ogni tanto dice il presidente del Consiglio, che guarda ad Obama”, ha affermato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo.
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