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Come ogni 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria per ricordare l’Olocausto e le sue vittime. Quest’anno la ricorrenza assume un significato particolare in quanto ricorrono i 70 anni dalla liberazione del lager di Auschwitz. Ecco, quindi, una breve serie di letture consigliate da L’AltraPagina per non dimenticare:

Sonderkommando

Sonderkommando  di Salmen Gradowski

 Il Sonderkommando, la squadra speciale di detenuti ebrei obbligati a lavorare nelle camere a gas e nei crematori di Auschwitz-Birkenau, ha in Salmen Gradowski il suo maggiore testimone. Scritto molto probabilmente nella primavera del 1944, questo diario è il primo documento pubblicato che racconta il cuore della terribile esperienza dello sterminio degli ebrei all’interno dei lager tedeschi, destinati a distruggere l’intero popolo ebraico dell’Europa e coloro che nel progetto nazista di Nuovo Ordine Europeo non avrebbero mai avuto il diritto alla vita. Gradowski scrisse con la morte addosso, per raccontarci di uomini che sono riusciti a resistere al male anche grazie al pensiero di poter consegnare ai vivi la loro storia disperata, vincendo per sempre l’oblio.
Rumkowski e gli orfani di Lodz

Rumkowski e gli orfani di Lodz di Lucille Eichengreen

Lucille Eichengreen ha vissuto all’interno della più longeva tra le comunità ebraiche intrappolate nell’Europa nazista, quella del ghetto di Lodz, il secondo della Polonia dopo Varsavia, dominato dalla controversa figura di Chaim Rumkowski, rievocata anche da Primo Levi ne I sommersi e i salvati. Ex direttore dell’orfanotrofio, nominato poi Ebreo Anziano dai nazisti, Rumkowki fu per alcuni un eroe capace di guidare con determinazione la sua comunità nel peggiore dei momenti. Ma la testimonianza di questo straziante memoir, unita alle storie di molti altri, ci fornisce dettagli essenziali per capire come nella cruda realtà quotidiana dei bambini di Lodz quest’uomo fosse tutt’altro che un eroe. Dopo più di cinquant’anni, Lucille Eichengreen trova il coraggio di raccontare i crimini commessi da un ebreo verso altri ebrei, la propria umiliazione e gli orrori dei quali fu vittima, svelando come Chaim Rumkowski tradì il proprio ruolo di Anziano di Lodz attraverso la collaborazione con il nemico, la corruzione, e l’abuso dei propri bambini.

Le donne e l'Olocausto

Le donne e l’Olocausto Ricordi dall’inferno dei Lager di Lucille Eichengreen

Le donne e l’Olocausto è uno dei pochi memoriali che si concentra esclusivamente sulle donne. Con sincerità straziante, Lucille Eichengreen offre uno sguardo approfondito e sincero dell’esperienza femminile nei campi nazisti. Raccontando la storia della propria sopravvivenza, esplora il mondo delle altre donne che ha incontrato, dal potere femminile delle guardie SS, alle prigioniere che erano costrette a prostituirsi per il cibo. Le amicizie che nacquero tra le donne spesso durarono a lungo. Si aiutavano l’una con l’altra, e si dimostravano un affetto e un’attenzione che era difficile trovare persino in famiglia. Certo, avevano anche delle nemiche tra loro. Altre donne le maltrattavano, le denunciavano, le raggiravano e rubavano il cibo o le scarpe. In tutti i campi di concentramento era più o meno lo stesso. Ma in generale c’era fiducia reciproca, le donne si davano una mano e piangevano insieme. Con una prosa secca e toccante, la Eichengreen sa cogliere il nocciolo, l’essenza delle cose ma senza fare prediche. In più, Lucille scrive con l’autorevolezza della testimone oculare, un valore che presto spetterà solo alla pagina scritta e ai documentari filmati, visto che le fila dei sopravvissuti si assottigliano drammaticamente ogni anno. Lei è una di loro, una sopravvissuta che ha ancora voglia di raccontare la propria storia.

Sopravvivere al ghetto di Lodz, ad Auschwitz, a Neuengamme e a Bergen-Belsen fu quasi un miracolo. Aveva otto anni e viveva ad Amburgo, in Germania, quando Hitler salì al potere. Aveva vent’anni quando la guerra finì. Dodici lunghi anni di orrore, di privazioni, di umiliazioni, di fame
Il silenzio dei vivi

Il silenzio dei vivi di Elisa Springer

Elisa Springer aveva ventisei anni quando venne arrestata e deportata ad Auschwitz con il convoglio in partenza da Verona il 2 agosto 1944. Salvata dalla camera a gas dal gesto generoso di un Kapò, Elisa vive e sperimenta tutto l’orrore del più grande campo di sterminio nazista. Ben presto ridotta a una larva umana, umiliata e offesa, anche nel corso dei successivi trasferimenti a Bergen Belsen, il campo dove morì tra gli altri Anna frank, e a Theresienstadt, riuscirà a tenere vivo nel suo animo il desiderio di sopravvivere alla distruzione. La sua forza e una serie di fortunate coincidenze le consentono di tornare tra i vivi, dapprima nella sua Vienna natale e poi in Italia, dove all’inizio della persecuzione nazista contro gli ebrei d’Europa, spinta dalla madre, aveva cercato rifugio. Da questo momento e per cinquant’anni la sua storia cade nel silenzio assoluto: nessuno sa di lei, conosce il suo dramma; nessuno vede (o vuole vedere) il numero della marchiatura di Aushwitz che Elisa tiene ben celato sotto un cerotto. Il mondo avrebbe bisogno della sua voce, della sua sofferenza, ma le parole non bastano a raccontare il senso del suo dramma infinito e sempre vivo. La sua vita si normalizza, nasce un figlio. In quegli anni è proprio la maternità il segno della sua riscossa contro i carnefici. Cinquant’anni dopo proprio questo figlio, Silvio, vuole capire, sapere e lei, per amore di madre, ritrova le parole che sembravano perdute. Unico caso al mondo di un silenzio così profondo che si interrompe con in racconto della storia della sua drammatica vita, morte e rinascita, il libro di Elisa Springer assume il peso di quei testi che sanno parlare agli uomini e alla storia, al cuore e alla mente.

Mano nera

Mano nera Esperimenti medici e resistenza nei lager nazisti di Frediano Sessi

Con l’invasione della Francia da parte dell’esercito di Hitler, in Alsazia vengono aperti due lager: Schirmeck e Natzweiler. Proprio lì, un medico virologo, il dottor Eugen Haagen, praticherà esperimenti medici utilizzando gli internati come cavie, alla ricerca di un vaccino contro il tifo, la febbre gialla e altre malattie infettive. Nel contempo, nei due lager verranno rinchiusi i giovani, non ancora maggiorenni, che hanno dato vita a un’organizzazione di resistenza e di opposizione al nazismo in Alsazia. Le esistenze del dottor Haagen e dei ribelli della “Mano nera”, si incrociano drammaticamente, dando luogo a due modelli di vita in contrasto tra loro: quella di un uomo che, considerandosi uno scienziato al servizio dell’umanità, coglie nella guerra l’opportunità di servire insieme la Germania nazista e la scienza; e quella di un gruppo di adolescenti, che decide di lottare a costo della vita per restituire la libertà alla loro terra. Due storie parallele, dimenticate, che ci consentono di comprendere, non solo il dramma della deportazione ma soprattutto la barbarie di una guerra che puntava a disumanizzare gli esseri umani. Due storie, ricostruite con precisione documentaria che mettono l’accento su aspetti della dominazione nazista troppo spesso trascurati. Laddove la giustizia umana non è arrivata (il dottore morirà in libertà con il massimo della considerazione, mentre il nome dei giovani martiri si è perduto nella polvere del nulla) il nuovo libro di Frediano Sessi pone rimedio, sollecitando il lettore a comprendere il passato anche attraverso fatti individuali di chi lo ha vissuto, da carnefice impunito o da combattente per la libertà.
Il lungo viaggio di Primo Levi

Il lungo viaggio di Primo Levi La scelta della resistenza, il tradimento, l’arresto. Una storia taciuta  di Frediano Sessi

Nella notte tra il 12 e il 13 dicembre del 1943, Primo Levi venne arrestato, in località Amay (valle d’Aosta), durante un rastrellamento della milizia fascista contro i partigiani. Con lui saranno arrestati Luciana Nissim e Vanda Maestro, Aldo Piacenza e Guido Bachi che, da qualche settimana, hanno dato vita a una banda di ribelli affigliata a Giustizia e Libertà. Nonostante questo episodio dia inizio a tutto il suo calvario di ebreo deportato ad Auschwitz, Primo Levi parlerà assai poco e saltuariamente della sua permanenza in montagna tra i partigiani. Anzi arriverà a definirlo «il periodo più opaco» della sua vita. «È una storia di giovani bene intenzionati ma sprovveduti – scriverà – e sciocchi, e sta bene tra le cose dimenticate». Qual è la causa di un giudizio così severo, accompagnato da un silenzio interrotto solo da alcune pagine di un racconto e da cenni contenuti in opere letterarie e di testimonianza? L’esecuzione sommaria all’interno della banda di due giovani che con le loro azioni minacciavano la sicurezza e la vita stessa del gruppo partigiano può sicuramente aver contribuito. E tuttavia, la ricostruzione puntuale e documentata delle settimane che videro Levi passare dalla scelta antifascista alla lotta partigiana, apre altri scenari, suggerendo un legame di continuità tra la vita partigiana e la lotta per la sopravvivenza ad Auschwitz. Una storia inedita, raccontata per la prima volta a partire da documenti ritrovati, interviste e ricostruzioni d’ambiente.

Tutti i libri elencati qui sopra sono già tutti disponibili in libreria per Marsilio.

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