(di Giulio Perrotta) Per tutti coloro che considerano la Lega Nord un’ottima alternativa al Movimento 5 Stelle e ai Partiti politici italiani, è buona cosa ricordare un paio di dettagli. Si sa che l’italiano medio ha la memoria corta e, tralasciando i dettagli riguardo le continue offese al popolo del Sud (c.d. Terroni, simpaticamente etichettati dai Leghisti), puntiamo invece l’accento esclusivamente sui rimborsi elettorali che il Carroccio (Lega Nord) ha percepito in questi anni da Roma “Ladrona” (altra etichetta Leghista).
Dal 1988 al 2013. Dal fondatore Umberto Bossi al nuovo Leader Matteo Salvini, passando per Roberto Maroni.
Il 1988 è il primo anno in cui la Lega comincia a beneficiare di rimborsi (elezioni amministrative), ottenendo 128 milioni di lire (66 mila euro), somma che arriva l’anno dopo a 1,03 miliardi del vecchio conio (536 mila euro) di cui 906 milioni proprio come rimborso per le spese elettorali sostenute per le elezioni europee, quando riesce a spedire anche due eurodeputati a Strasburgo.
Nel 1990 si arriva 1,8 miliardi lire (962 mila euro) mentre, alla vigilia di Mani Pulite, processo in cui Di Pietro (L’Italia dei Valori) era Pubblico Ministero, a 162 milioni (83 mila euro).
Nel 1992, la Lega Lombarda, diventa Lega Nord e piazzando in Parlamento 55 deputati e 25 senatori, riesce a ottenere un finanziamento pubblico di 2,7 miliardi di lire (1,4 milioni di euro), mentre un anno dopo riesce a moltiplicare la somma per “6”, arrivando ad ottenere 7,1 miliardi (3,7 milioni di euro).
Nel 1993 un referendum plebiscitario (il 90,3% dei consensi) abroga il finanziamento pubblico ai partiti, che viene tuttavia aggirato dalla trovata giuridica del “fondo per le spese elettorale”, pari a 1.600 lire per ogni cittadino italiano, da spartirsi in base ai voti ottenuti; un sistema perverso che resterà in vigore fino al 1997 e che consentirà alla Lega comunque di incassare 11,8 miliardi di lire (6,1 milioni di euro) nel 1994, anno in cui, grazie all’alleanza con Forza Italia, entrano in Parlamento 117 deputati e 60 senatori.
Nel 1995 si rafforzano i rapporti politici e incassa 3,7 miliardi (1,9 milioni di euro), triplicando nel 1996 con 10 miliardi (5,2 milioni di euro).
Nel 1997, una norma transitoria gonfia forfetariamente il rimborso diventano spaventosamente alto: la Lega riesce a rastrellare 14,8 miliardi di lire (7,6 milioni di euro), e solo 1 anno dopo altri 10,6 (5,5 milioni di euro).
Nel 1999, i Partiti eliminano il 4 x 1000, partorendo i “rimborsi elettorali”, in vigore dal 2001; in sostanza, il ripristino del vecchio finanziamento pubblico abolito dal referendum del 1993, pari ad un contributo fisso di 4.000 lire per abitante, per 5 diversi fondi (per le elezioni della Camera, del Senato, del Parlamento Europeo, dei Consigli regionali, e per i referendum).
Arrivano così in ordine i seguenti rimborsi, sempre più esponenziali:
1999: 4 milioni di euro (7 miliardi e mezzo di lire);
2000: 4 milioni e mezzo di euro (8 miliardi e mezzo di lire);
2001: 4 milioni e mezzo di euro (8 miliardi e mezzo di lire);
2002: 3 milioni e mezzo di euro;
2003: 4 milioni e 200mila euro;
2004: 6 milioni e mezzo di euro;
2005: 9 milioni di euro;
2006: 9 milioni e mezzo di euro;
2007: 9 milioni e 600mila euro;
2008: 17 milioni di euro;
2009: 18 milioni e mezzo di euro;
2010: 22 milioni e mezzo di euro;
2011: 17 milioni e mezzo di euro;
2012: 8 milioni di euro;
2013: 6 milioni e mezzo.
Totale complessivo dal 1988: 179.961.382,78 euro (senza tenere conto dei 2 milioni e 600mila euro del 2014, arrivando così a superare i 180 milioni di euro di rimborso complessivo)!
Oggi le casse piangono e, nonostante vari processi aperti per le spese pazze dei vertici leghisti, ancora c’è qualcuno che prova a ipotizzare la buona fede di un Partito che per vent’anni ha appoggiato i Governi che hanno portato alla rovina questo Paese.
Tanto per dare qualche cifra, dal 1988 al 2013, sono finiti nelle casse del partito fondato da Bossi ben 179 milioni e 961 mila euro, l’equivalente in lire di 348 miliardi e 453 milioni. E dopo sono finiti tutti questi “quattrini”? Ne sanno qualcosa i 71 dipendenti messi alla porta dal Carroccio, oltre ai giornalisti de “La Padania”, storico organo ufficiale di stampa del partito, che ha chiuso a Novembre dell’anno scorso, nonostante abbia incassato in 17 anni di onorata carriera oltre 60 milioni di euro,oltre 3 milioni all’anno.
La Magistratura negli anni ha inquisito per lo scandalo della distrazione dei rimborsi elettorali diversi esponenti del Partito, quali l’ex amministratore Francesco Belsito (che avrebbe utilizzato in parte le somme per acquistare diamanti e investire a Cipro e Tanzania), oltre il figlio di Bossi, Renzo (detto il Trota) per la famosa laurea in Albania. Vicende giudiziarie penali a Milano e Genova.
La prossima volta, prima di parlare, provate a ricordare la Storia…
Consulenze e welfare: i servizi di Chiara Leoni Iafelice per il terzo settore
Aumentare le vendite online con strategie mirate: scopri quali sono
“L’Isola di Elsa” di Silvia Grossi proposto al Premio Strega 2025
Dopo il caso Lindau, anche Primiceri Editore lancia un appello ai lettori: “Aiutateci a salvare l’editoria indipendente”