(di Salvatore Primiceri) – Il 2015 è l’anno di Expo. L’esposizione universale di Milano, inauguarata il primo maggio, racchiude dentro di sè aspettative e speranze di tante nazioni, tra chi confida, come l’Italia, di lasciarsi alle spalle la dura crisi di questi anni e chi, invece, il benessere non l’ha purtroppo mai conosciuto.
Ben 145 Paesi, il 94% della popolazione mondiale, sono presenti a Expo per confrontarsi, produrre idee e presentare soluzioni sul tema “nutrire il pianeta”. Il “diritto al cibo per tutti” e il rispetto della Terra è una sfida di immenso valore, un obiettivo che rende Expo un laboratorio in cui innovazione fa rima con collaborazione e non solo letteralmente.
Per cambiare modelli e favorire uno sviluppo sostenibile all’insegna dell’uguaglianza è chiaro che giocano un ruolo fondamentale la politica e gli investimenti di chi può fare. Ma “nutrire il pianeta” è un’azione che parte dal piccolo, se si vuole.
Tra i cosiddetti “dilemmi morali” dell’etica, il filosofo autraliano Peter Singer ha posto una domanda di questo tipo: “Se ci trovassimo casualmente a passeggiare di fronte ad un fiume, indossando un paio di scarpe nuove o dei vestiti appena comprati e vedessimo un bambino cadere col rischio che la corrente lo travolga, cosa dovremmo fare?” Più del 90% delle persone non avrebbe dubbi ad aiutare istintivamente il bimbo in difficoltà. Una minima percentuale invece non rischierebbe di rovinare le belle scarpe appena acquistate.
Di questi dilemmi ne sono state offerte diverse varianti ma il senso è lo stesso: la natura del bene e l’innato buonsenso dell’essere umano, il quale deve saper recuperare tali valori. Singer và oltre e si chiede perchè percepiamo in modo diverso il bisogno d’aiuto di qualcuno davanti ai nostri occhi rispetto a un bambino che muore di fame lontano da noi. Eppure, sul piano dell’azione, l’uomo dovrebbe essere chiamato a intervenire con la stessa tempestiva modalità dell’esempio del bambino nel fiume.
Se ci pensiamo non è molto diverso da quanto avvenuto con i barconi della speranza dove molti immigrati in cerca di un futuro hanno invece trovato la morte nel Mediterraneo. L’Italia, il Paese più vicino, si è prodigato per aiutare le persone in arrivo sulle coste nella quasi totale indifferenza dell’Europa, la quale si sentiva forse più “distante”. C’è voluta un’immensa sciagura umana, purtroppo, per avviare una discussione politica di tutta l’Europa su come risolvere la questione immigrazione senza che altra gente debba annegare in mare.
L’Italia ha fatto il suo dovere, ha aiutato “il prossimo” ovvero il bambino nel fiume. Se nel mondo, gli Stati, devono imparare a cooperare meglio per salvare il pianeta e garantire a tutti il diritto al cibo come tanti altri diritti negati, il primo importante e fondamentale gesto può partire dall’umanità di ogni essere umano, dal proprio senso di bene per aiutare chi non ha, sia esso il proprio vicino di casa o un bambino in Africa. L’importante è sentirli ugualmente parte di noi. Anche così si nutre il pianeta. Buon expo a tutti.
Salvatore Primiceri
Articolo estratto dal numero 3 della rivista Buonsenso – Scaricala gratis qui o leggila qui. – www.buonsenso.eu
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