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sdfsdd(di Giuseppe La Rosa) Quando si parla di evasione fiscale, spesso ci si riferisce unicamente al “contante”, tralasciando così il denaro virtuale, che risulta in netta superiorità rispetto al denaro liquido e dove comunque si riscontra senz’altro un livello più alto di evasione.

Molte multinazionali (Starbucks, Facebook, Amazon, Intel, Apple, Microsoft) proprio per la loro natura transnazionale sono in grado di eludere i controlli fiscali e sfuggire a determinati meccanismi di accertamento tramite astute manovre contabili. Il risultato finale è che queste grandi aziende agiscono come se fossero dovunque e allo stesso tempo in nessun luogo.

Ad esempio, a detta di molti professionisti nel settore, pare che la Microsoft abbia guadagnato 15 miliardi nel 2011, pagando soltanto 1,7 miliardi di imposte; invece, per quanto riguarda Apple, su 13 miliardi di profitti risultano pagamenti per appena 130 milioni di dollari. Ma, il caso più eclatante è quello dell’azienda statunitense Amazon che ha dichiarato soltanto 20 milioni di euro in tutta Europa a fronte di introiti che oltrepassano i 38 miliardi di euro a livello mondiale.

La strategia piu’ utilizzata è quella di trasferire, tramite società affiliate, i costi nei paesi dove la tassazione e’ maggiore, così che le aziende in perdita in un determinato paese non paghino tasse, portando invece i profitti in altri paesi dove l’imposizione fiscale è molto bassa. Il fenomeno è noto con il nome di transfer pricing, con cui si possono eludere facilmente i controlli fiscali di una nazione.

Di recente la Commissione europea ha reso pubblica la lista dei 33 paradisi fiscali. Tra questi i componenti europei sono Monaco, Andorra e Liechtestein. Fuori dal continente troviamo i Brunei e Hong Kong in Asia, e una serie di Paesi caraibici tra cui le Isole Cayman, Bermunda, Anguilla, Bahamas, Cook e le Maldive.

Secondo i dati dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), le imposte evase  annualmente  dalle multinazionali ammontano ad una cifra compresa tra i 100 e i 240 miliardi di dollari, solo tra i membri del g20.

Dai dati Ocse emerge che il 60% del commercio internazionale è controllato da aziende che operano a livello transnazionale, pertanto si può ben comprendere la perdita economica che soffrono gli Stati a causa dell’evasione. Si parla di cifre che si aggirano intorno ai 20 miliardi per ogni Paese membro. Ecco perchè l’imposizione fiscale finisce sempre più per gravare sulle piccole e medie imprese che continuano ad essere strozzate dalla tassazione e, spesso, sono costrette a chiudere.

Per questo motivo, su proposta dell’Ocse, la Commissione sta lavorando ad un nuovo progetto, chiamato Beps (Base erosion and profit shifting). Il piano sarà operativo già da metà novembre e servirà per ostacolare tutte quelle aziende multinazionali che approfittano delle difformità legali tra i vari Paesi per pagare meno. L’obiettivo è quello di stabilire una base imponibile in tutta l’Ue, applicando una tassa unica sui profitti, in modo da evitare il transfer pricing.

Il responsabile del progetto dell’Ocse Joseph L. Andrus ha affermato che  “con le nuove norme sarà più difficile per le società assegnare il rischio e il reddito ai Paesi a bassa tassazione senza che vi corrisponda una reale attività economica. La stessa cosa per il trattamento degli intangibili. Fino a oggi, infatti, le multinazionali erano in grado di mettere gli intangibili in un Paese e le attività sottostanti in un altro. Con le nuove regole, la produzione del reddito deve avere una relazione con il luogo dove l’attività legata agli intangibili è svolta”.

Anche se i presupposti sembrano positivi è doveroso ricordare che non si tratta della prima proposta in merito al problema dell’evasione transnazionale. Già nel 2011 era stato presentato un progetto analogo, bloccato però in Consiglio per l’opposizione di diversi Paesi con interessi ovviamente contrari. Vedremo se questa volta si riuscirà finalmente ad applicare regole comuni per tutta l’Unione o se come al solito prevarranno gli interessi di pochi a discapito di molti.

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