A giugno 2012, nei Tribunali, erano pendenti 3.357.528 procedimenti civili e 1.279.492 penali. In Corte d’Appello, erano pendenti 439.506 procedimenti civili e 239.125 penali.
In Cassazione, 99.487 procedimenti civili e 28.591 penali. Nel complesso, quindi, quasi quattro milioni di processi civili.
Sono i drammatici dati del cattivo funzionamento della macchina giudiziaria Italiana esposti ieri dal Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri che spiega:
“Senza dubbio occorre un intervento straordinario, anche sul piano delle risorse, e su questo versante profonderò ogni sforzo possibile, compatibilmente con l’attuale e difficile situazione congiunturale.
È auspicabile, al contempo, ed in questa direzione mi riprometto di sollecitare l’attenzione dei responsabili degli Uffici giudiziari, che vengano replicate, anche sulla base di positive esperienze già sperimentate, prassi lavorative più snelle e idonee a smaltire le sopravvenienze, senza incidere sulla qualità delle decisioni.
Ciascun Tribunale deve dotarsi del programma di smaltimento dell’arretrato, da coordinarsi con la riorganizzazione degli Uffici giudiziari.
Per affrontare in particolare l’arretrato in Appello – allo stato lo snodo piu critico – ed in Cassazione, riterrei comunque preferibile non procedere alla creazione di vere e proprie sezioni stralcio alle quali attribuire la competenza esclusiva in ordine all’arretrato.
Sarebbe auspicabile, piuttosto, prevedere una rimodulazione organizzativa delle sezioni oggi esistenti (senza escludere la possibilità di crearne di nuove), avvalendosi delle categorie professionali maggiormente qualificate (Magistrati ordinari, amministrativi o contabili, e avvocati dello Stato in pensione, notai, avvocati, professori universitari di prima e seconda fascia).
Sul progetto ci confronteremo, a breve, con il Consiglio superiore della Magistratura e con il mondo dell’avvocatura.
In via più strutturale, e per cercare di incidere anche sul primo grado di giudizio, credo nella utilità della creazione di un ufficio di staff del giudice che ne supporti efficienza e qualità. Quest’ultima misura, sulla falsariga di pregresse positive esperienze pilota, ritengo potrà essere in grado di generare un incremento della produttività, della qualità e, conseguentemente, dell’efficienza del sistema giudiziario.
Un’ulteriore linea di azione, che mi sembra importante percorrere nell’ottica di una deflazione dei carichi giudiziari, attiene alla revisione della normativa sulla mediazione obbligatoria, tenendo conto dell’orientamento espresso dalla Corte Costituzionale, ed in esito ad un’ ampia e condivisa valutazione con tutti i principali operatori del settore.
Lo strumento della mediazione – come dimostrano esperienze europee in sistemi giudiziari simili al nostro e come ha dimostrato anche la sia pur breve sperimentazione attuata nel nostro Paese nelle forme della obbligatorietà – si è rivelato di grande efficacia sotto il profilo dell’abbattimento del contenzioso civile, con un positivo effetto anche sul piano della composizione dei conflitti tra le parti, per circa la metà dei quali è stato raggiunto l’ accordo.
È uno strumento che evidentemente necessita di una metabolizzazione sul piano culturale; quindi, quanto più si riuscirà a sensibilizzare l’opinione pubblica sui positivi risultati indotti dall’adesione a tale meccanismo, tanto più ne trarrà giovamento la macchina dell’Amministrazione della giustizia civile.
Ovviamente, la diffusione di tale strumento dovrà essere accompagnata da regole deontologiche e di incompatibilità serie e rigorose, dal rispetto di un principio di competenza, da una adeguata professionalità dei mediatori.
E’ infine mio intendimento porre mano alla tematica della magistratura onoraria e dei giudici di pace valorizzandone professionalità e ruolo, anche in considerazione dell’importanza assunta nell’offerta di giustizia ai cittadini.”
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