“Il nuovo Statuto della Siae approvato dal Governo dei ragionieri trasforma la gloriosa ‘Società italiana autori ed editori’ in una casta riservata a pochi facoltosi, relegando i più numerosi al ruolo di subalterni. Ancora una volta, Monti e i cosiddetti tecnici fanno il gioco dei poteri forti, perfino quando si tratta di rivitalizzare il tessuto culturale del Paese”.
Lo afferma il senatore Elio Lannutti, Capogruppo dell’Italia dei Valori in Commissione Finanze, in un’interrogazione inviata al Presidente del Consiglio e al Ministro dei Beni culturali. “La Siae – aggiunge – è stata commissariata con l’obiettivo di realizzare il risanamento finanziario e il nuovo Statuto doveva essere approvato per restituire alla società la propria insostituibile funzione nel panorama culturale italiano. L’intervento del Governo otterrà risultati diametralmente opposti, perché parte da una concezione completamente distorta del ruolo della Siae e del contributo di autori ed editori. Ad ogni associato, infatti, si attribuisce il diritto di esprimere un voto per ogni euro di diritti d’autore percepiti. In questo modo l’autore più retribuito diventa automaticamente il più attivo e produttivo, cancellando una storia ultracentenaria, e una decina di persone potranno annichilire la volontà di migliaia di associati. La Siae non può difendere i grandi centri di produzione e distribuzione a discapito di tutti gli altri soggetti della filiera. Il Ministro Ornaghi dovrebbe chiedersi che senso ha svolgere il suo ruolo istituzionale di fronte a questo scempio. L’assetto dello Statuto, che monetizza la cultura, è iniquo e illegittimo: il Governo – conclude Lannutti – torni sui suoi passi prima di trasformare definitivamente la Siae in un club esclusivo”.
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