La Corte suprema degli Stati Uniti ha emesso un verdetto storico, affermando il diritto delle coppie gay e lesbiche di tutto il paese di contrarre matrimonio.
“È un giorno di festa non solo per le coppie gay e lesbiche che si amano ma per tutte le persone che credono nei diritti umani e nell’uguaglianza” – ha dichiarato Steven W. Hawkins, direttore esecutivo di Amnesty International Usa.
“Poter sposare il partner che desideri e crescere una famiglia sono diritti umani sanciti dal diritto internazionale. Mentre rimane ancora molto da fare per garantire l’eliminazione, una volta per tutte, di ogni forma di discriminazione contro le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate, questa sentenza importante e attesa a lungo stabilisce che le coppie dello stesso sesso meritano il medesimo rispetto e riconoscimento di chiunque altro” – ha concluso Hawkins.
“Dalla Corte suprema Usa arriva un’ottima notizia, che speriamo possa influenzare positivamente il dibattito italiano e incoraggiare anche in Italia il riconoscimento del matrimonio civile tra persone dello stesso sesso” – ha commentato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia.
“É un giorno felice per tutti gli spiriti liberi del mondo, per chi ha a cuore i diritti civili e il progresso morale della comunità umana verso la libertà di tutti e la giustizia sociale”. Il senatore PD Sergio Lo Giudice saluta così la notizia, tanto attesa, della decisione della Corte Suprema USA di estendere il matrimonio fra persone dello stesso sesso a tutti gli Stati dell’unione.
“Su un diritto emerge come tale in una cultura, in un paese, in una comunità non può rimanere lì fermo come fosse uno stagno. Si muove come le nuvole, lentamente ma inesorabilmente, e chiama altre culture, altri paesi, altre comunità a farci i conti e a riconoscerlo. Se negli Stati Uniti l’equiparazione completa fra le leggi dei vari Stati è stata prodotta oggi da una decisione federale vincolante, in Europa , anche senza vincoli normativi, la stessa onda si è propagata in pochi anni, coinvolgendo ad oggi 12 Stati UE ( Regno Unito, Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Danimarca, Svezia, Finlandia, Slovenia, Irlanda) più 2 extra UE ( Norvegia e Islanda) .
L’assenza dell’Italia da questo consesso consegna il nostro paese a un triste ruolo di retroguardia sul tema dei diritti civili dei cittadini. Nessuna vera modernizzazione economica e amministrativa del paese sarà possibile se non riusciremo ad adeguare le nostre leggi ad una modernizzazione della società già nei fatti ma arrogantemente ignorata dalla politica.” Conclude Lo Giudice.
“La storica decisione della Corte suprema degli Stati Uniti, che oggi ha garantito il diritto al matrimonio gay su tutto il territorio, è di grandissima importanza per chi si batte per il rispetto dei diritti civili e il principio di uguaglianza. Al Pd, che sta già esprimendo commenti di assenso per quanto avvenuto oltreoceano, diciamo di smetterla con le chiacchiere e di darsi una mossa: l’Italia ha il dovere di riconoscere le unioni tra persone dello stesso sesso”. Lo affermano i parlamentari del MoVimento 5 Stelle.
“Una giornata storica, una festa dell’uguaglianza”: Flavio Romani, presidente di Arcigay, esulta alla notizia della sentenza della Suprema Corte americana che ha abbattuto il divieto del matrimonio tra persone dello stesso sesso negli ultimi 13 stati in cui era vigente. “Nessun compromesso, nessuna via di mezzo – commenta Romani – bensì il riconoscimento pieno di un diritto. Così la Corte Suprema oggi ha scritto la Storia, riferendosi direttamente ai valori fondanti delle grandi democrazie occidentali, mettendo in campo il più semplice dei ragionamenti, cioè la piena uguaglianza di tutte e tutti dinanzi alla legge, e sgombrando il campo dai pretestuosi distinguo, dalle mediocri mediazioni e dalle miopi approssimazioni. La politica italiana oggi prende l’ennesima lezione: i diritti non sono trattabili e vanno riconosciuti nel segno della piena uguaglianza. Così non accade in Italia, dove il dibattito sulle coppie formate da persone dello stesso sesso è inquinato da una pratica della mediazione che non ha niente a che fare con la cultura dei diritti: chi nel Parlamento italiano da mesi lavora per ostacolare il riconoscimento delle unioni same-sex, producendo squallide eccezioni e sgambetti da furfanti, oggi dovrebbe arrossire di vergogna nel sentirsi sorvolato dalla storia e umiliato dal più semplice e nobile degli argomenti, l’uguaglianza. E tutto il Parlamento dovrebbe sentirsi in imbarazzo nel prendere atto di un’incapacità di stare al passo degli eventi e di un dibattito – il nostro – che non solo non produce gli stessi esiti ma addirittura non riesce a mettersi in quella scia. Per quanto ci riguarda – prosegue Romani – questa grande notizia rinvigorisce la nostra mobilitazione: domani con l’Onda Pride scenderemo nelle piazze di sei grandi città, iniettando il nostro orgoglio in tutto il Paese. Saremo a Milano, Torino, Bologna, Perugia, Palermo e Cagliari (info: www.ondapride.it), e da ogni piazza leveremo il grido della libertà e dell’uguaglianza”, conclude.
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