(di Salvatore Primiceri) – Introducendo lo studio sul “buonsenso” ho spesso posto l’accento sulla natura relazionale dell’essere umano. Come ricorda Edward De Bono, “la maggior parte dell’attività di pensiero riguarda i rapporti con le altre persone“.
Vivremmo forse tempi migliori se il modo di rapportarci con gli altri, almeno nella nostra cultura, non fosse così esasperatamente conflittuale.
Il conflitto è la malattia che blocca la crescita umana, economica, culturale e relazionale di un’intera società. E ce ne accorgiamo dal linguaggio che usiamo tutti i giorni, spesso così denso di critiche e di giudizi verso tutto e tutti.
Criticare in modo negativo aiuta ad accrescere la conflittualità al fine di far prevalere la propria visione su quella di un altro.
Criticare serve per distruggere l’idea dell’altro al fine, eventualmente, di elaborarne una nuova, ritenuta in modo supponente come migliore già prima che venga partorita.
La critica porta con sè il rifiuto dei modelli proposti dagli altri e finisce, come tutte le cose che si basano sul giudizio sterile e non sulla costruttività, per invadere anche il piano personale della relazione umana. Attaccare un’idea per distruggere anche la persona é l’estrema conseguenza di un atteggiamento conflittuale.
Con ciò non dico che non debba esistere il conflitto. Il conflitto è utile nel momento in cui è intelligente il metodo per risolverlo. La critica negativa è quindi utile solo se accompagnata da un corretto uso della dialettica, dalla capacità di usare il pensiero costruttivo, dal buon senso che non ammette pregiudizi e fini utilitaristici se non il bene comune.
De Bono definisce l’ottica creativa e non distruttiva della critica con il termine “exlettica“, metodo giapponese basato non sul compromesso o sul semplice consenso ma, bensì, sull’osmosi. In poche parole è un metodo che permette alle idee di emergere solo dopo aver ascoltato e esplorato la situazione tutti insieme. Occorrono parecchi incontri per trovare idee condivise perchè prima vi è un’attenta analisi della situazione. Si studia l’oggi senza giudicarlo per valutare e decidere quale sarà il passo di domani. Di un conflitto non si cerca prima di distruggere un modello per avviare un cambiamento.
Pensate se tale approccio si utilizzasse in politica, a scuola, sul lavoro, nei rapporti di tutti i giorni. Forse risolveremmo già un bel po’ di problemi che affliggono la nostra società?
Oggi la tecnologia ci dà un potere enorme, quello di poter sempre dire la nostra. Non ci par vero che basta aprire un social network e poter esprimere tutto quello che ci pare. Non serve un istituto di statistica per notare che la maggior parte delle esternazioni degli utenti di un social network sono critiche su tutto e tutti, critiche negative che, dietro la protezione dello schermo, vengono espresse più deliberatamente in modo conflittuale. Non c’è da stupirsi. La critica è una cosa semplice da fare, non bisogna essere intelligenti per emetterla e riesce persino ad appagare chi la esercita con quel senso breve ma intenso di grandezza intellettuale. Peccato, però, come ricorda De Bono, “la critica è anche l’asilo dei mediocri“. Ripartiamo anche da questo. Iniziamo ad usare meglio tutti gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione, favorendo il progresso e non il degradamento dei rapporti umani.
Torneremo sul metodo dell’exlettica più avanti. Ciò che mi preme al momento sottolineare è il valore della costruttività nella relazione con gli altri in caso di conflitto. E sarò ripetitivo ma quel metodo intelligente che ascolta ed esplora la situazione portando le parti al passo successivo in modo creativo e costruttivo, a me piace chiamarlo mediazione.
Salvatore Primiceri
Articolo originariamente pubblicato sul blog “La Fabbrica del Buonsenso” – www.buonsenso.eu
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