(di Giulio Perrotta) La Repubblica Presidenziale Araba di Syria (o più comunemente “Syria”) è uno Stato del vicino Oriente, grande circa 185mila km quadrati, con circa 23 milioni di abitanti. La Capitale è Damasco, nota nelle cronache della Bibbia come luogo dove avvenne la conversione di San Paolo per la via di Damasco, e la popolazione parla quasi completamente l’arabo.
Cosa c’è allora di così importante in questo territorio?
Da sempre è stato oggetto di conquiste da parte di diversi popoli (persiani, greci e romani, in primis), proprio per la sua importanza strategica nel Mediterraneo e nel Medioriente! Vediamo perché.
Confinante a nord con la Turchia, a est con l’Iraq, a sud con la Giordania, e a ovest con Istraele e Libano, si affaccia nel Mediterraneo ad Ovest; di fatto non è un territorio ricco ed ospitale e le tradizioni sono spesso legate ad una spiccata religiosità legata la culto monoteista.
Tuttavia, le ragioni di questa importanza si trovano altrove, propri nella collocazione geografica di quella regione rispetto al mondo Mediorientale. Non è un mistero, infatti, che la popolazione siriana è concentrata in 1/4 di nazione, essendo tutto il resto (e buona parte dei territori iracheni e sauditi del nord) una desolata distesa desertica ricca di giacimenti di petrolio e metano, pari addirittura a quasi 1/3 di tutta la riserva mondiale.
Già solo questo spiegherebbe l’interesse delle nazioni più potenti di impadronirsi del Governo locale; ma non basta. C’è ancora un altro motivo: le vie che portano all’oriente e all’occidente sono sostanzialmente due, quella per la Syria e quella lungo l’Arabia Saudita e l’Egitto. Vien da sé che la prima è senza ombra di dubbio meno dispendiosa e più rapida da percorrere.
L’unico problema: demolire una nazione con tutti i suoi cittadini, rendendoli schiavi di un sistema corrotto e globalizzante.
La Syria, tra l’Iraq, la Giordania, la Palestina, il Libano e l’Arabia Saudita, è dunque il punto di contatto perfetto per raggiungere l’oriente o l’occidente e la regione più destabilizzata politicamente per arrivare a impadronirsi della gestione economica e logistica dei giacimenti dell’oro nero (probabilmente gli ultimi del pianeta Terra). Qui, sempre in questa zona, nascono le 3 religioni monoteiste più importanti della storia; qui nascono i 3 pretesti più infami per innescare guerre e morte, sotto il nome di un unico Dio, imponendo alle popolazioni il timore di un Dio, utilizzando lo stratagemma religioso per realizzare progetti di dominio globale: pensiamo alle Guerre Sante, all’Inquisizione e all’Impero Ottomano.
Tutto nasce dall’accordo politico tra Inghilterra e Francia del 1914-16, denominato “Sykes-Picot”. In sostanza: per battere gli ottomani, francesi e inglesi si allearono spartendosi i territori della Grande Arabia Orientale, quali l’Arabia stessa, l’Iraq, la Palestina, il Libano e la Giordania, convincendo le popolazioni locali ad appoggiarli, in cambio della donazione di un’intera terra tutta per loro: la moderna Arabia Saudita, oltre tutta l’Africa del Nord.
Un bugia vergognosa perpetrata in danno a civili innocenti, ignari che lo scopo fosse politico, economico e militare. Un truffa che ha permesso ai francesi e agli inglesi di arrivare a gestire per un ventennio un’ampia fetta di Medioriente, prima della cacciata avvenuta durante la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, fecero in tempo a creare una nuova nazione che fosse la presenza indiretta del loro potere politico, a cui poi si aggiunsero gli Stati Uniti: Israele. Rubarono una fetta di Palestina e crearono uno Stato dal nulla, armandolo, come tutt’oggi accade.
Oggi gli arabi, che sono un popolo e non una religione, sono così divisi:
a) musulmani, pari all’83%, di cui il 70% sunniti (fortemente religiosi), l’11% sciiti (laici) e altri (es. salafiti) pari al 2%;
b) cristiani, non oltre il 10%
c) ebrei, non oltre il 7%.
Eppure, le continue instabilità politiche locali, gli avvicendamenti governativi e i colpi di Stato, hanno favorito le infiltrazioni da parte di nazioni come gli Stati Uniti e la Russia, da sempre in lotta per la conquista di quell’area, partendo prima con il Libano, poi l’Iraq (la scusa fu Osama Bin Laden e il terrorismo internazionale), l’Iran, l’Afghanistan e ora la Syria.
Al-Assad (padre) muore nel 2000, dopo decenni di lotte con Saddam Hussein; gli succederà il figlio che con diversi tentativi proverà a conquistare la terra siriana; intanto nel secondo decennio del nuovo millennio, gli Stati Uniti (paese guerrafondaio per eccellenza, visto che la sua prima economia si fonda sull’industria bellica) inseriscono nella Black list la Syria, insieme all’Iran, la Nord Corea, la Libia, l’Iraq e Cuba, guarda caso tutte nazioni dove mancava ancora la presenza della Rochschield Bank, la famiglia più potente al mondo.
Nel 2011 si scatenerà la “Primavera Araba”, un movimento di protesta che doveva riportare la democrazia laddove c’erano guerre e dittature; tuttavia, chi ha operato in quelle zone, con “Intelligence“, è riuscito dapprima a fornire di armi i ribelli, poi a pilotare le continue fughe via mare dei profughi, indebolendo i sistemi di sicurezza europei, permettendo l’infiltrazione di cellule terroristiche in tutta Europa: da qui gli attentati a Londra, Madrid e Parigi, e presto anche Roma e Berlino.
Tra i sunniti si istituì il “FSA” (Fronte Islamico di Liberazione), insieme all’opposizione di ben 72 gruppi di guerriglieri, appoggiati poi dai russi e dai cinesi; dall’altra parte, Al Nusra (praticamente l’organizzazione Al-Quaeda), e ancora più estrema, l’ISIS, lo Stato Islamico, puro fondamentalismo dalla facciata islamica ma dall’identità terroristica. Restano in solitaria i curdi, al Nord dell’area di guerra.
Attualmente, l’intero territorio è nelle mani dell’ISIS, che detiene circa il 65%, poi abbiamo il FSA con il 25%; seguono con il 5% cadauno, Al-Quaeda e i Curdi.
Il futuro? E’ cominciata la terza guerra mondiale, in nome di un progetto illuminista del Nuovo Ordine Mondiale, probabilmente con a capo le 7 famiglie più importanti del globo.
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