(di Jessica Sabatelli) “Loro”, i padroni indiscussi di casa, e tu, il “coinquilino perfetto” (più o meno).
Il gatto è l’animale domestico più indipendente di tutti, soprattutto, messo a confronto con il più eccitabile e bisognoso, il cane. Ma, perché ci sono delle così sostanziali differenze, tra gli animali che scegliamo di tenere in casa con noi?
Una nuova ricerca afferma che i gatti, a differenza dei cani, non si “attaccano” ai padroni per ottenere sicurezza e cure. Certamente, questo non vuol dire che i nostri amici felini siano incapaci di provare amore nei nostri confronti, anche quando, a volte, ci snobbano o ci fanno i dispetti.
Questo studio, pubblicato su PLOS ONE, sostiene che i gatti intersecano relazioni complesse con i loro padroni, ma che mantengono una loro autonomia: assolutamente non “dipendono” da essi, non come la loro controparte canina.
Recentemente, i gatti hanno superato i cani nella classifica Europea degli “Animali più popolari”. Questa inversione di tendenza, rispetto agli anni passati, è sicuramente determinata dall’incredibile versatilità di questo animale, poiché sono adatti a persone particolarmente occupate con il lavoro, possono vivere in piccoli spazi, non hanno bisogno di passeggiare e possono essere lasciati da soli.
Spesso, però, i nostri piccoli felini diventano stressati e ansiosi quando si separano da noi e tendiamo ad interpretare questo comportamento come quello di bambini a cui mancano gli adorati genitori.
Questo distaccamento è definito come un “legame psicologico permanente, per migliorare le possibilità di sopravvivenza del neonato attraverso la vicinanza alla madre”; per definire il livello di attaccamento, è stato ideato un Test della Strana Situazione. Questo Test, semplicemente, pone degli individui in una situazione “estranea” al loro contesto familiare per valutarne gli effetti sull’insicurezza.
I ricercatori hanno voluto sperimentare questo metodo anche con i gatti e sono giunti a degli interessanti risultati: gli scienziati dell’Università di Lincoln hanno preso in esame 20 coppie di felini con i loro rispettivi padroni.
I gatti sono stati posti in situazioni e contesti sconosciuti, completamente da soli, con un estraneo o assieme al loro padrone. Per ogni scenario, è stata riscontrata una sola variabile sicura: il gatto prova sofferenza e disturbo, sia quando viene lasciato dal padrone, sia quando subisce un cambiamento ambientale; in sostanza, i ricercatori non sono riusciti a “provare” l’esistenza dell’effettivo legame che il felino prova nei confronti del suo padrone.
“Questo comportamento può semplicemente essere una risposta al cambiamento avvenuto, dal momento che nessun altro segno di attaccamento è stato rilevato in maniera affidabile”, afferma il Professore di veterinaria Daniel Mills, autore dello studio. “In situazioni strane, gli individui tendono ad avvicinarsi al compagno, mostrando segni di sofferenza quando sono separati e mostrano piacere quando questa figura ritorna, ma queste tendenze non erano evidenti durante la nostra ricerca”.
Certo, che sia gatto o cane, sono sempre amici a quattro zampe degni di nota. Personalmente, da amante dei felini, posso affermare sicuramente che i gatti si legano sia all’ambiente circostante che al padrone. E’ contestabile determinare la presenza di un “sentimento” di attaccamento attraverso un esame scientifico obiettivo: proprio perché i sentimenti fanno parte di una sfera diversa da quella di una rappresentazione “visibile e comprovabile”.
Per intenderci, se un gatto non palesa i suoi sentimenti, per esempio battendo la coda e saltando come fa un cane, non vuol dire che non provi nulla; sta tutto a noi capire ciò che il nostro amico vuole trasmetterci con il suo linguaggio non verbale.
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