Roma è piena di bellezze e di storia, ma anche di misteri e segreti. Ci sono tanti posti incantevoli ma ancora poco conosciuti, e verità nascoste sotto gli occhi di turisti e viaggiatori ignari.
Una strada della Capitale può aver assistito alla storia di Roma e una chiesa può celare opere d’arte inestimabili. Ma ci sono anche luoghi e statue la cui storia racconta molto più di quanto sembri.
Tra i misteri più affascinanti di Roma ci sono le statue di Ponte Sant’Angelo. Il ponte è attraversato quotidianamente da migliaia di turisti e abitanti, e collega piazza di Ponte S. Angelo al lungotevere Vaticano, a Roma, nei rioni Ponte e Borgo.
Il ponte si trova davanti a Castel Sant’Angelo, da cui prende il nome. Lungo tutto il ponte si trovano le splendide statue. In origine il ponte era denominato Ponte Elio, dal nome dell’imperatore Elio Adriano che lo volle edificare nel 136 d.C.
Si dice che celato dietro le statue di Ponte Sant’Angelo a Roma ci sia anche un significato dei numeri angelici che si avvicina al mondo onirico. Ma scopriamo tutte le curiosità legate alle statue di Ponte Sant’Angelo.
Le statue di San Pietro e San Paolo
Le prime figure che si incontrano quando si attraversa il ponte sono San Pietro e San Paolo.
La statua che raffigura San Pietro tiene le chiavi del cielo mentre quella di San Paolo lo raffigura mentre stringe una spada. I due santi vengono spesso rappresentati con questi due simboli, soprattutto San Paolo che, nella lettera agli Efesini, utilizzò proprio la spada come un simbolo della lotta contro il male. Infatti, nella lettera il santo descrive l’armatura di Dio e invita tutti gli uomini ad indossarla.
Si possono, inoltre, notare due incisioni alla base delle statu. La prima recita “Hinc humilibus venia” mentre la seconda “Hinc retributio superbis”. Rispettivamente significa “Di qui il perdono per gli umili” e “Di qui la retribuzione dei superbi”. Questo significa che il passaggio per quella via obbligata renderà agli umili ed ai superbi ciò che rispettivamente meritano.
Le statue degli angeli
Dopo San Pietro e San Paolo seguono le statue degli angeli che mostrano agli uomini gli strumenti della Passione di Cristo.
Anche qui si trovano delle incisioni, tratte dall’Antico Testamento. Le statue sono state realizzate dagli allievi di Gian Lorenzo Bernini, ad eccezione dei due angeli recanti il cartiglio dell’INRI e la corona di spine scolpiti dal Bernini stesso. Tuttavia, poiché furono considerate troppo belle rispetto alle altre, vennero collocate sul ponte delle copie mentre gli originali sono stati donati nel 1729 dagli eredi dell’artista alla Basilica di Sant’Andrea delle Fratte.
Le incisioni della prima coppia di angeli recitano: “In flagella paratus sum” e “Tronus meus in columna”, e cioè: “Sono pronto al flagello”, “Il mio trono e nella colonna”.
A seguire c’è l’angelo con la corona di spine e quello con il velo che secondo la leggenda una donna di nome Veronica utilizzò per pulire il volto di Gesù dal sangue. Le incisioni recitano “In aerumna mea dum configitur spina” e “Respice faciem Christi tui”, e cioè “Nella mia tribolazione si conficca la spina”, “Guarda il volto del tuo Cristo”.
Seguono gli angeli che porgono i chiodi, la tunica, la croce e la scritta INRI, oltre alla spugna imbevuta di aceto e la lancia con cui gli trafissero il costato.
Tra le statue, impossibile non nominare la statua dell’Arcangelo Michele, che svetta sopra Castel Sant’Angelo. Secondo le scritture, l’arcangelo suonerà la tromba che annuncerà la seconda venuta di Cristo sulla Terra. Tuttavia, non è la statua originale in legno. Al contrario, questa è la sesta versione realizzata ed è stata collocata sopra Castel Sant’Angelo nel 1753.
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