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con la cultura non si mangia“E noi qui, malinconici, a guardare. E ad ascoltare tutti i giorni il solito ritornello: c’è la crisi, bisogna tagliare, con la cultura non si mangia…”
Chiude così Gian Antonio Stella un suo articolo del 4 Settembre 2012 visibile sul Corriere della Sera Online.

Era la frase conclusiva di un articolo in cui Stella parlava della nuova sede distaccata del Louvre a Lens, un tentativo di risarcire un’area depressa -sotto tutti i punti di vista- con una grande iniziativa culturale di marketing culturale. Del museo si è parlato ancora in seguito, grazie all’ennesimo intervento vandalico ai danni di un’opera esposta (pare che la celebre “Libertà che guida il popolo” di Delacroix, qui esposta in forma semi-temporanea per promuovere il nuovo museo, sia stata imbrattata con un evidenziatore da una visitatrice ventottenne, a dimostrazione che il vandalismo non conosce frontiere). La vicenda potrebbe scatenare dibattiti infiniti: sull’opportunità di alleggerire la forma espositiva del Louvre molti saranno stati d’accordo, sulla scelta di usare il nome “Louvre” come un marchio in franchising molti -al contrario- potrebbero essere di parere discordante, ma l’aspetto più interessante di tutti, a mio avviso, è che la ricetta anti-crisi possa avere come ingrediente principale un museo con le sue opere d’arte. Parliamo della stessa cultura per cui in Italia sembrano non esserci mai soldi e che obbliga migliaia di persone dotate di competenze in ambito culturale a disperdere il proprio talento.
Si parla sempre del Guggenheim di Bilbao, spesso anche a sproposito, per dimostrare che nel deserto  le cattedrali possono incontrare il favore del turismo. Chiediamoci, allora, perché a Gibellina vecchia un’opera inquietante drammatica ed intensa come il Grande Cretto di Burri sia frequentata da una manciata di turisti al giorno, anche se in alta stagione.
Nel frattempo in Italia molti dei nuovi “contenitori” di opere d’arte inaugurati negli ultimi anni incontrano serie difficoltà ad andare avanti a causa di mala gestione e ripensiamo alle parole di Stella col quale siamo costretti ad essere d’accordo: “E noi qui, malinconici, a guardare. E ad ascoltare tutti i giorni il solito ritornello: c’è la crisi, bisogna tagliare, con la cultura non si mangia…”.

Nicola Valentini

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