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“Pur nelle difficoltà della fase, se esiste la volontà, le risorse per coprire tutti gli esodati, e non solo una parte di essi, si possono cercare e trovare, magari guardando a tutto ciò che finora l’azione del governo ha solo sfiorato e non continuando a pensare che tutto il peso dei sacrifici e delle manovre debba essere sopportato dai lavoratori e debba tradursi in tagli al welfare”. Lo sostiene Vera Lamonica, segretario confederale della CGIL.
“Si tratta di una spesa dovuta – spiega la dirigente CGIL – perché prodotta da una riforma fatta alla cieca, e quindi da un grossolano errore che il governo ha dovuto riconoscere, e sostenibile, perché scaglionabile su diversi anni”.

“L’allargamento “fino” ad altri 55.000, frutto comunque dell’azione del sindacato – prosegue Lamonica – è insufficiente perché copre, nel totale, appena un terzo della platea; è ancora pensato a lotteria, fissa paletti assurdi, come peraltro quelli precedenti: ad esempio che differenza c’è, dal punto di vista del diritto, tra un accordo firmato in sede governativa ed un altro nel territorio?. Bisogna ripartire – dice Lamonica – dalle proposte scaturite dalla discussione in sede di commissione lavoro della Camera, affermando il principio che va tolto ogni vincolo numerico e ripristinando il diritto di chi ha sottoscritto patti in base alla legislazione allora vigente e non può vedersi mettere in discussione la vita da norme che di fatto agiscono retroattivamente”.

“La manifestazione unitaria del 26 luglio – conclude Lamonica – chiederà al governo ed al parlamento di trovare la giusta soluzione. L’iniziativa e la mobilitazione in ogni caso continueranno fino a quando tutti i lavoratori e le lavoratrici interessati non saranno tutelati”.

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