(di Giulio Perrotta) Esiste vita in altri pianeti? E’ probabilmente la domanda più gettonata dopo: “Esistono gli alieni?”
La comunità scientifica si è sempre battuta per escludere che possano esistere visitatori alieni in cerca di un contatto, mentre non escludono altre forme di vita, magari elementari, sparse per l’Universo.
Oggi, forse, siamo arrivati alla conclusione che esistono altre forme di vita, non necessariamente su base carbonica.
D’altronde non è impossibile pensarlo e questa teoria si fonda su quattro principi essenziali:
a) le conoscenze scientifiche sono in continua evoluzione e ciò che sembrava impossibile, con il tempo, è divenuta realtà;
b) con il passare dei decenni, scopriamo sempre nuovi elementi chimi che compongono la tavola periodica, aumentando esponenzialmente le combinazioni tra gli stessi;
c) la vita, così com’è conosciuta sulla Terra, si fonda sul “Carbonio”, ma nulla può escludere che in altri luoghi e in altre condizioni, si possa essere formata la “vita” (magari non come la conosciamo noi) magari sulla base di un altro elemento (magari lo “Zolfo” o il “Mercurio”);
d) l’ossigeno diventa essenziale negli organismi su base carbonica.
In particolare, in merito a quest’ultimo punto, l’ipotesi in esame potrebbe non essere più fantasia.
Un articolo pubblicato dalla rivista Science Advances ha preso in esame la possibilità di una membrana cellulare formata da piccoli composti a base azotata in grado di funzionare in metano liquido, con temperature fino a 292 gradi sotto lo zero. Lo studio è stato condotto dalla Docente di Chimica Molecolare Paulette Clancy, coadiuvata dal Dottorando in Ingegneria Chimica James Stevenson, e supervisionati dal Direttore del Centro di Radio-fisica e Ricerca Spaziale della Cornell University, Jonathan Lunine., dall’idea di quest’ultimo di verificare se in un ambiente tanto estremo possa esistere una qualche forma di vita.
I risultati sono sconvolgenti! Si è partiti dalle conoscenze cliniche sul corpo umano, per arrivare a considerazioni davvero interessanti sull’ipotesi di vita extraterrestre o comunque basata su elementi diversi dalla natura carbonica. Tenuto conto che la vita terrestre è basata su una membrana fosfolipidica a doppio strato (resistente e permeabile), che contiene la sostanza organica di ogni cellula e che la vescicola formata da questa membrana (chiamata “liposoma”) normalmente contiene un nucleo acquoso, si è arrivati a teorizzare un’insolita membrana composta dalla base azotata (c.d. azotosoma), dal carbonio e dall’idrogeno, tutte sostanze che esistono nei mari congelati di Titano, satellite di Saturno.
Una membrana di questa composizione mostrerebbe le stesse caratteristiche di stabilità e flessibilità del nostro “liposoma” e lo hanno scoperto utilizzando un metodo molecolare dinamico per selezionare il miglior composto di metano: si tratta dell’acrilonitrile, un monomero organico incolore e tossico usato nella produzione delle fibre acriliche, delle resine e della termoplastica, presente anch’esso nell’ atmosfera di Titano: <<Questo primo incredibile risultato, hanno dichiarato i biologi sull’onda dell’entusiasmo, che il prossimo passo sarà tentare di dimostrare come queste cellule possano comportarsi in un ambiente dominato dal metano. Potrebbero anche riprodursi e avere un metabolismo senza bisogno dell’ossigeno>>.
Certo siamo ancora nella fase sperimentale, ma l’idea che una cellula così composta possa sopravvivere in un ambiente di metano, fortemente presente nell’atmosfera di Titano, indurrebbe a pensare che la vita non è solo su base carbonica, aprendo gli scenari più fantasiosi di tutti i tempi, questa volta su base scientifica!
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