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LOW WINTER SUNIn questa epoca di crisi il bene più prezioso è il nostro tempo. Sprecarlo è un crimine la cui pena è una condanna alla noia e al rimpianto. Buona la prima è la rubrica di analisi dedicata alle serie TV con lo scopo di aiutarvi nel ginepraio di proposte e offerte con cui le emittenti italiane e straniere vi tentano…attentando al vostro limitatissimo tempo libero. Se il buongiorno si vede dal mattino, una buona stagione televisiva si decide quasi sempre dalla prima puntata. Se è “Buona la prima”, ve lo dice solo L’altrapagina.it 

LOW WINTER SUN

Inutile negarlo: ci sono degli incipit indimenticabili che ci permettono di decidere in pochi secondi se una serie TV è buona già alla prima puntata.
Qualche anno fa toccò al, successivamente, deludente Lost colpirci con quel primissimo piano di un occhio che si apre all’improvviso. Oggi, tocca a Low Winter Sun ma ancora una volta l’attenzione è puntata sugli occhi, quelli dell’agente Frank Agnew interpretato dal bravo Mark Strong nome d’arte di Marco Giuseppe Salussolia, attore inglese di padre italiano.
Non si tratta di un primissimo piano come in Lost, essendo tutto il volto dell’attore inquadrato; ma l’attenzione dello spettatore è focalizzata sulle lacrime che gli scende partendo dai bulbi oculari e che tracciano una rotta che attraversa la guancia per poi terminare per schiantarsi a terra.
Far partire una serie poliziesca con una scena del genere è una novità che segna un punto a favore di Chris Mundy (creatore della serie) e di Ernest Dickerson (regista dell’episodio pilota, che già ci aveva deliziato con episodi di The Wire e Dexter).
Si vede chiaramente che le lacrime non esprimono dolore o rabbia ma una tristezza pura. La causa di questa tristezza, come scopriremo nel corso del pilot, è la morte di una prostituta di cui il poliziotto era innamorato. Chi l’abbia uccisa, se sia davvero morta o meno, quale sia stato  il ruolo del collega corrotto McCann e del suo partner Lennie James e tutto ciò che ha portato e che porterà la sua presunta morte, lo scopriremo man mano durante la serie, di cui sono previsti dieci episodi. Trasmessa sul canale via cavo AMC, adattamento americano di un’omonima miniserie inglese, questa serie, che si colloca come il migliore crime dramma da un po’ di tempo a questa parte tra i numerosissimi proposti dalle varie emittenti televisive, promette molto bene.
Grandi attori, bel ritmo narrativo, ottimi dialoghi taglienti e concreti ma soprattutto un’ambientazione eccezionale e in nessuna scena, stereotipata.
Lo scenario in cui le vicende sono ambientante è la più sporca e triste Detroit che sia stata portata sullo schermo. Una città senza sole, o come dice il titolo, con un scolorito sole d’inverno.
Una metafora azzeccata per una città, tra l’altro balzata alle cronache da poco per essere una delle prime metropoli americane ha dichiarare fallimento con debiti per oltre diciotto miliardi di dollari.
Ottima la fotografia quindi, capace di mostrarci una città sempre avvolta da un alone grigio, dai colori smorti, che trasmette un senso di inquietudine e di smarrimento assoluto.
A qualcuno potrebbe ricorda il mai dimenticato The Shield, dove i poliziotti corrotti abbondavano.
La sottile differenza tra le due serie è che mentre la più datata (per quanto possa essere datato un capolavoro come The Shield) presentava un cast di personaggi “cattivi” che ogni tanto palesavano un qualche barlume di umanità, Low Winter Sun ha un suo eroe, un personaggio positivo che tuttavia ha commesso un errore. Un errore che probabilmente segnerà la sua vita. Per sapere di cosa si tratta non vi resta che recuperare questo pilot e godervelo in pieno, perché senza ombra di dubbio è…buona la prima!

Andrea Mazzotta

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