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images_2016_SOCIALMENTE_bersaglio_large(di Sara Passante) Uno studio effettuato sul modello animale afferma che alcune delle manifestazioni dell’autismo, come l’ipersensibilità al tatto, l’ansia e parte delle difficoltà nella socializzazione, sono collegate ad anomalie che riguardano il sistema nervoso periferico e non il cervello.

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica ‘Cell’, è stato condotto da alcuni ricercatori della ‘Harvard Medical School’ e dello ‘Howard Hughes Medical Institute’.

Gli studiosi hanno analizzato gli effetti delle mutazioni del gene ‘Mecp2’, che causa la sindrome di ‘Rett’, malattia neurologica associata con l’autismo, e il gene ‘GABRB3’, implicato con la patogenesi della sindrome di ‘Angelman’, sindrome di ‘Prader-Willi’ e con l’autismo. Questi geni sono essenziali per il corretto funzionamento delle cellule nervose e le loro mutazioni portano a problemi di efficienza di sinapsi, strutture che servono ai neuroni per comunicare tra loro.

Fino a questo momento i disturbi dello spettro autistico erano stati considerati come conseguenza di un deficit nello sviluppo del cervello, ma i ricercatori statunitensi hanno dimostrato che non sempre è così.

Gli studiosi hanno creato ceppi di topi le cui mutazioni realizzano i loro effetti solamente nei nervi sensoriali periferici. Hanno sottoposto i roditori a diversi stimoli, come ad esempio uno sbuffo di aria sul dorso o la capacità di individuare al tatto diversi tipi di superficie, e hanno misurato le loro reazioni. Hanno notato che i topi non erano in grado di discriminare le diverse tessiture ma che avevano una ipersensibilità agli stimoli tattili.

Inoltre hanno riscontrato un anomalia nella trasmissioni degli impulsi nervosi dai neuroni sensoriali della pelle a quelli del midollo spinale che inviano i segnali tattili al cervello. Dopo di che gli studiosi si sono concentrati sul capire se questo deficit tattile portasse conseguenze a livello di ansia e nelle interazioni sociali. I test hanno evidenziato come i topi che possedevano le mutazioni avessero una forte tendenza ad evitare situazioni di interazione.

Lauren Orefice, coautrice dello studio insieme a David Ginty, ha affermato: « Sulla base dei nostri risultati, pensiamo che i topi con queste mutazioni genetiche associate allo spettro dei disturbi autistici abbiano un grave difetto nel regolare il ‘volume’ nei loro neuroni sensoriali periferici. Il senso del tatto è importante per mediare le nostre interazioni con l’ambiente. Un senso anormale del tatto è solo un aspetto della malattia, e non pensiamo che spieghi tutte le manifestazioni patologiche che si osservano nelle persone con autismo, ma può aiutare a dar conto di alcuni dei comportamenti osservati nei pazienti».

 

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