(di Sara Passante) Un recente studio ha fatto emergere l’importante ruolo del metabolismo basale in relazione all’aumento delle dimensioni del cervello che caratterizza gli esseri umani.
Lo studio è stato condotto da un gruppo internazionale di ricercatori, tra cui Herman Pontzer, professore presso il Dipartimento di Antropologia dell”Hunter Collage di New York, ed è stato successivamente pubblicato sulla rivista scientifica ‘Nature’.
Diverse sono state le teorie che hanno cercato di spiegare che cosa abbia permesso l’incremento eccezionale del nostro cervello, il cui fabbisogno energetico è molto alto. Le teorie hanno posto l’attenzione su vari fattori quali la stazione eretta, cambiamenti nella dieta, riduzione dell’intestino o sulla diminuzione della capacità del metabolismo delle cellule muscolari.
Oggi i ricercatori però sono riusciti a riunire tutte queste teorie studiando la questione alla luce di quello che viene definito ‘il paradosso energetico’ degli esseri umani, i quali si distinguono dalle altre specie non solo perché possiedono un cervello più grande, ma anche perché hanno una storia di vita insolita che unisce l’alta capacità riproduttiva e una cura verso i figli che dura nel tempo con una crescita dei figli lenta ed una longevità eccezionale.
Nello specifico, i ricercatori hanno messo a confronto il metabolismo basale di esseri umani con quello delle grandi scimmie e hanno scoperto, dopo aver corretto i dati ottenuti in base alle dimensioni corporee, che gli esseri umani consumano in media 400 kilocalorie al giorno in più rispetto agli scimpanzé e ai bonobo, 635 kilocalorie in più rispetto ai gorilla e 820 in più rispetto agli oranghi.
La velocità superiore del metabolismo umano può essere sostenuta solo grazie ad una percentuale di grasso corporeo molto più alta rispetto a tutti gli altri primati, i quali riescono a non ‘ingrassare’ anche in condizioni non naturali, come la cattività, e grazie anche al dirottamento dell’energia dai muscoli al cervello.
Gli esseri umani sono anche l’unica specie in cui vi è una differenza di genere nelle riserve di grasso, infatti nei maschi raggiungono mediamente il 22,9%, mentre nelle donne arrivano anche ad una percentuale del 41,7%.
L’aumento del metabolismo inoltre fa si che gli esseri umani possano maggiormente trovarsi in uno stato di carenza di energia, la quale può rappresentare un fattore di selezione per gli adattamenti anatomici ma anche comportamentali, soprattutto quelli a carico del cervello, che sono necessari per mitigare questo rischio.
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