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artepd13Si è chiusa Lunedì mattina la XXIV edizione di Arte Padova, Mostra Mercato di Arte Moderna e Contemporanea. Il direttore artistico della manifestazione è come sempre Nicola Rossi.

Comunicati stampa e articoli sui giornali locali hanno posato i riflettori sulla presenza delle opere di Amanda Lear (già accolta recentemente in città negli spazi della Galleria Cavour), sulla presentazione in anteprima di un volume d’arte su Tex Willer firmato da Fabio Civitelli e sull’introduzione di Expo Libri, definita come novità assoluta di Arte Padova 2013.

Noi de laltrapagina.it siamo stati nei padiglioni della fiera per farci un’idea di questa edizione, attirati in particolar modo dal Contemporary Art Talent Show.

La IIIa edizione di C.A.T.S., concorso dedicato agli artisti emergenti (quelli che, a detta degli organizzatori, “si comprano a meno di 5000 €”), era stata molto evidenziata dalla stampa locale e prometteva di essere l’area più “impertinente” e sperimentale dell’evento.

A dominare, come negli anni scorsi è stata, tuttavia, la pittura: i frequentatori più attenti del sistema artistico contemporaneo non si saranno fatti sfuggire che la pittura vive da alcuni decenni una crisi che ha le sue ragioni d’essere nell’ascesa dell’arte concettuale. Il pittore, l’artista artigiano, colui che ha ragione di esistere soprattutto in ragione della sua manualità, vive con sofferenza i grandi appuntamenti dell’arte contemporanea, dove a dominare sono invece installazioni, video d’artista, performance, readymade, fotografie e apparati multimediali. La presenza così netta di opere pittoriche, non solo tra le gallerie ufficiali, quelle che scelgono un mercato legato agli artisti/maestri del Novecento (i De Chirico, i Fontana, i Warhol, per citare i nomi più celebri), ma anche, e soprattutto, tra gli emergenti del C.A.T.S., suona decisamente anacronistico. Non perché consideriamo sbagliato o fuori luogo dedicarsi a questa disciplina (semmai l’arte del Novecento ci ha insegnato il contrario: tutto è lecito, persino il ricorso alla tradizione), ma perché troviamo quantitativamente (e qualitativamente) ignorate tutte le istanze diverse dalla pittura. Certo stiamo parlando di una “Mostra Mercato” e il quadro da cavalletto rimane indubbiamente un oggetto di facile commercio per dimensioni e tipologia; ed è pur vero che in tempi di crisi le forme d’arte tradizionale sono più apprezzate dai collezionisti perché, al pari dell’oro, sono considerate un bene stabile. Eppure non riusciamo a non essere del parere che una maggiore varietà e vivacità espositiva da parte dei galleristi selezionati sarebbe auspicabile nelle prossime edizioni: anche, e in particolar modo, dal punto di vista commerciale.

Nicola Valentini

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