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2014_06_18_10_56_32Pochi  uomini  hanno  incarnato  come  Modigliani  il  mito  romantico  dell’artista  geniale  e trasgressivo. “Modì”, l’artista maledetto dalla vita dissoluta, il bellissimo dandy dai tanti amori, il genio  incompreso  che  si  rifugiava  nel  vino  e  nell’assenzio  la  cui  storia  è  breve  ma  intensa, drammatica e memorabile.

Tutti coloro che posarono per lui dissero che essere ritratti da Modigliani era come farsi spogliare l’anima.
In mostra nelle suggestive sale di Palazzo Blu di Pisa un corpus di circa 100 opere, 70 provenienti dal Centre Pompidou di Parigi e oltre 30 appartenenti alle principali collezioni pubbliche e private, italiane  e  straniere,  in  particolare,  cinque  straordinari  Modigliani  provenienti  dal  Musée  de l’Orangerie di Parigi che ha accettato di prestare tutte le opere dell’artista livornese della collezione Jean  Walter  e  Paul  Guillaume.  La  mostra,  promossa  dal  Ministero  dei  Beni  e  delle  Attività Culturali e del Turismo, per il tramite della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana con la collaborazione della Direzione Generale della Valorizzazione del Patrimonio Culturale  e  della  Soprintendenza  per  i  Beni  Architettonici,  Paesaggistici,  Storici,  Artistici  ed Etnoantropologici per le province di Pisa e Livorno, dalla Regione Toscana, dalla Provincia di Pisa,  dal Comune di Pisa e  dal Comune di Livorno è organizzata da Fondazione Palazzo Blu, Centre Pompidou e MondoMostre. La curatela scientifica è affidata a Jean Michel Bouhours, accreditato
studioso di Modigliani e curatore del dipartimento delle collezioni moderne del Centre Pompidou di Parigi.

La mostra ricrea l’atmosfera culturale in cui maturò la straordinaria ed entusiasmante esperienza della pittura dell’epoca e la vicenda artistica di Modigliani dal periodo della sua formazione a Livorno  fino  al  suo  trasferimento  a  Parigi.  L’esposizione  si  apre  con  una  sezione  dedicata  a Modigliani in l’Italia, per raccontare l’inizio, la famiglia, Livorno, gli studi non facili, la malattia e la vocazione precoci, la difficoltà a seguire le regole della comunità ebraica cittadina, tutti elementi che contribuirono a rendere travagliata la sua infanzia. E poi la sua vita.

Sarà  la  madre  Eugenia  a  capire  per  prima  la  vocazione  del  figlio  “minore  e  prediletto” permettendo a Dedo di interrompere gli studi del ginnasio per iscriversi ad un corso di pittura. Il suo primo maestro sarà Guglielmo Micheli, allievo di Giovanni Fattori, rappresentante importante dei “macchiaioli”. Tra gli allievi di Micheli ci saranno oltre Modigliani numerosi importanti pittori tra cui, Aristide Sommati, in mostra un ritratto che Modigliani realizza appena quindicenne e  Oscar Ghiglia, che avrà un posto importante nella vita di Amedeo e che ritroviamo in mostra con un Autoritratto e un Nudo di donna.

A Livorno dipinge i suoi primi ritratti e paesaggi, tema che abbandonerà quasi definitivamente, una  volta  arrivato  a  Parigi.  Attraverso  riproduzioni  di  fotografie  e  documenti  d’archivio, entreremo negli anni della formazione dellʹartista, che oltre la pittura legge Dante, Nietzsche, Baudelaire  e  DʹAnnunzio  stimolato  dal  nonno  materno  Isaac  Garsin.  E  poi  ritroviamo  il  suo viaggio nel sud Italia, organizzato nel 1901 da sua madre: Napoli, Capri, Roma e Firenze dove il giovane  Amedeo  ha  l’opportunità  di  scoprire  i  primitivi  italiani,  ma  anche  lʹarte  etrusca  e l’architettura greco‐romana

Ma  è  nella  Parigi  della  cultura  avanguardista, dei  fauves  che  il  dissoluto  artista  e  tombeur  de femmes, matura la sua poetica artistica, influenzato fortemente da Toulouse‐Lautrec e Cézanne. Lʹartista si trasferisce infatti a Parigi nel 1906, un anno dopo lo scandalo del Salone d’Autunno e un anno  prima  della  retrospettiva  di  Paul  Cézanne,  che  indubbiamente  scuote  la  sensibilità  di Modigliani. Tra i suoi mecenati, i mercanti e poi amici Jean e Paul Alexandre che sostengono e incoraggiano gli esordi del pittore. Un anno dopo il suo arrivo a Parigi sono proprio loro i primi a commissionargli opere, come “Ritratto di Jean Alexandre”, in mostra nella sezione Arrivo a Parigi. Esposta anche “La mendicante” opera realizzata da Modigliani qualche anno prima e offerta in dono a Jean Alexandre in attesa che il suo ritratto venisse ultimato. Si integra nella comunità artistica bohemien di Montmartre e frequenta una vasta comunità di artisti provenienti dai più diversi orizzonti geografici, attratti dalla Ville‐lumière. Tra questi Pablo Picasso, che lo invita ad
andare a vivere a Montmartre seppur tra i due non nascerà mai una vera amicizia, diverso sarà invece con  Moise Kisling che sarà amico fino alla fine a tal punto che si occuperà delle spese dei funerali di Modigliani, André Derain, celebre ritrattista dell’epoca, che ritroviamo in mostra con “Ritratto di Amedeo Modigliani”, un disegno a matita datato 1914. E ancora Leopold Survage, il messicano Diego Rivera e poi i poeti Max Jacob, André Salmon, Guillaume Apollinaire e più tardi, durante la guerra, Blaise Cendrars e Jean Cocteau.

Infine Brancusi il grande scultore nel cui atelier Modigliani lavorerà per molto tempo: in mostra la sezione “Modigliani/Brancusi e la scultura” dedica ampio spazio a quel linguaggio idealizzato che indicò la strada al giovane Amedeo: esposte le opere‐simbolo di Brancusi, la Principessa X, Mademoiselle Pogany III e una serie di fotografie dello scultore rumeno. Modigliani sviluppa la ʺFigura femminile idealeʺ, esposte due teste di donna scolpite sulla pietra, e ʺIl tempio del piacereʺ, dedicato al potere ipnotico delle donne. Il suo linguaggio trova equilibrio perfetto tra arte antica e moderna. In sezione anche due delle numerose Cariatidi realizzate da Modigliani tra il 1911 e 1915, questi disegni, provenienti uno dal Centre Pompidou e l’altro dal Musée de la Ville de Paris, sono
bozze di sculture che l’artista non realizzò mai. Lʹopera scolpita di Modigliani è messa in relazione anche  con  le  opere  di  Henri  Laurens,  Jacques  Lipchitz,  Gaudier‐Breszka  e  Auguste  Elysèe Chabaud. La salute cagionevole e le difficoltà economiche costrinsero poi Modigliani a mettere da
parte la scultura, estremamente faticosa e pericolosa per i suoi problemi respiratori. Erano gli anni 1915‐1916 e il suo mercante, Leopold Zborowski lo convinse a dedicarsi alla pittura. Il percorso prosegue con un focus sull’ambiguo rapporto che Modigliani ebbe con il cubismo, corrente artistica alla quale si ispirerà mantenendo sempre una certa distanza. Sebbene infatti l’influenza del cubismo sia evidente in numerosi lavori dell’artista, Modigliani non si lasciò mai affascinare del tutto dallo stile e dai codici di questa pervasiva corrente artistica.
La frequentazione di ambienti e artisti vicini al movimento non bastò infatti a convincerlo ad abbandonare il suo stile unico e personale per far completamente propri i canoni di questa forma espressiva. Eppure ne ritroviamo traccia frequentemente, nella volontà di innovare, nelle linee
stilizzate, nel richiamo all’arte africana, nella scelta dei colori e dei soggetti da ritrarre.  Esemplare tra le opere in sezione “Ermafrodito” un disegno a matita del 1910 che mette chiaramente in luce la propensione dell’artista alla ricerca dell’essenzialità e della linearità.

Agli anni parigini e agli artisti suoi contemporanei sarà invece dedicata la sala de La cerchia di amici, presenti in mostra i grandi capolavori di artisti dell’epoca e compagni di avventure a Montparnasse tra i quali Chaim Soutine, con il suo “Ritratto dello scultore Oscar Miestchaninoff”, che
accolse Soutine nel suo studio di Montparnasse, Pablo Picasso, Marc Chagall, con “La Coppia”, dipinto risalente al periodo di Vitebsk, Fernand Léger Maurice Utrillo, Suzanne Valadon,  Raoul Dufy, Juan Gris, Gino Severini e ancora Jacques Lipchitz, che ci regala “Maschera mortuaria di Modigliani” un bronzo patinato realizzato grazie a un calco parziale del volto  di Modigliani procurato da Kisling. Le grandi esposizioni universali del 1889 e del 1900 e il clima di apertura nei confronti delle avanguardie resero la Parigi di quegli anni la meta più ambita dagli artisti del tempo, un luogo in cui il rifiuto dei canoni e delle forme stilistiche tradizionali si trasformava in un fervido pluralismo artistico e culturale.

Negli ultimi anni della sua vita il ritratto divenne per Modigliani la forma espressiva prediletta, con  il  suo  particolarissimo  modo  di  ritrarre,  così  sintetico,  pulito,  incurante  del  contesto  e concentrato esclusivamente sul soggetto da ritrarre, uno stile unico e inimitabile definito non a caso “Stile Modigliani”, riuscì a catturare centinaia di volti di amici, semplici conoscenti,  di celebri artisti, come “Gaston Modot”, e dei suoi amori, come Jeanne Hébuterne, della quale dipinse oltre 25 ritratti tra i quali un olio su tela del 1918 esposto in mostra nella sezione dedicata a questi celebri ritratti e intitolata appunto Ritrattista Geniale.  Infine a chiusura dell’esposizione uno spazio dedicato agli innumerevoli disegni che Modigliani ha prodotto nel corso del suo intero percorso artistico, dall’età di 14 anni quando lavorava a Livorno nell’atelier di Guglielmo Micheli, fino agli ultimi anni della sua vita. In mostra i suoi celebri nudi, come “Nudo femminile seduto”, che a livello temporale segue la realizzazione delle famose Cariatidi, numerosi ritratti a matita e un grande album da disegno, proveniente dal Centre Pompidou, contenente  una  gran  varietà  di  volti  e  lineamenti,  di  Pablo  Picasso,  ma  anche  di  tanti  altri
sconosciuti modelli di cui tutt’oggi non si conosce l’identità.
In concomitanza con la mostra di Palazzo Blu, il Museo Nazionale di San Matteo ospiterà “I Falsi Modigliani”,  un’esposizione  a  cura  di  Paola  Raffaella  David,  Soprintendente  per  i  beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici per le province di Pisa e Livorno e del Direttore del Museo Nazionale di San Matteo, Dario Matteoni. La mostra riunisce tre sculture di teste erroneamente attribuite a Modigliani e rappresenta un’occasione unica per ammirare da vicino questi celebri falsi.

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