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(di Stefano Cera) I formatori che, come me, sono amanti del cinema e ne fanno largo uso nei loro corsi, sanno bene che esistono dei film che hanno una valenza più “simbolica”, ossia che possono essere usati per intero per rappresentare nel suo complesso il tema scelto, ed altri che invece hanno un valore più “letterale”, rispetto ai quali cioè si utilizzano scene – singole o multiple che siano – estrapolate da un contesto generale, il film stesso, che sono tuttavia funzionali al tipo di riflessione che si vuole proporre al gruppo di partecipanti.

A proposito del primo tipo, ce n’è uno, molto particolare e divertente, che ho visto ieri e che mi ha colpito molto. Sto parlando de I Croods, il nuovo film d’animazione della DreamWorks Animation, ricco di gag e, soprattutto, di spunti interessanti per chi si occupa di formazione e di mediazione.

Il film inizia con una “situazione” relativa ad una famiglia preistorica (padre – Grug, madre – Ugga, due figli adolescenti – Thunk ed Eep, una piccola “pestifera” e nonna al seguito) che tuttava è ben lontana dall’essere quella (decisamente più evoluta) che abbiamo conosciuto anni fa con i cartoni sui Flintstones. Infatti i Croods sono una famiglia di “cavernicoli” che corrono (talvolta) ancora a quattro zampe, trascorrono la loro esistenza perlopiù all’interno della loro casa-caverna e che stanno fuori solo per il tempo necessario a rimediare il cibo.

Ma la famiglia non si rende conto che sta sull’orlo di una precipizio, rappresentato dalla fine di un’era rispetto alla quale soprattutto il padre, Grug, sembra non essere in grado di fare fronte, preso dalle proprie regole, disegnate tra le comode mura della caverna e che ripete in continuazione anche attraverso le storie che racconta la sera (rigorosamente mai a lieto fine). Regole che, se fino ad ora, hanno permesso di sopravvivere (all’inizio del film infatti si citano altre famiglie che non ce l’hanno per motivi diversi – per il freddo, perchè schiacciate da un mammut o mangiate da serpenti giganti) in questo momento non sembrano garantire un futuro.

Tanto più che all’interno della famiglia non tutti la pensano come il padre; ad es. la figlia Eep, a cui invece la vita di caverna improntata al comandamento “Le novità sono un pericolo; dovete sempre paura, perché è la paura che ci tiene in vita”, spesso citata dal padre, va sempre più stretta, spinta dalla curiosità e dalla voglia di vivere, esplorare e conoscere.
Così, quando la casa-caverna viene distrutta da un terremoto (peraltro, come anticipato da Guy, giovane sapiens errante ed astuto senza famiglia in cui una notte si imbatte Eep, incuriosita dal fuoco che vedeva fuori dalla caverna) la famiglia si trova, per la prima volta, a dover fronteggiare un mondo che non conosce e che non aveva nemmeno mai immaginato; un mondo abitato da creature fantastiche e pericolose, in cui i Croods non riescono ad orientarsi, presi (soprattutto il padre) dalla continua ricerca di una casa-caverna sostitutiva.

Poco a poco nel corso del film emerge la rivalità tra Grug (che rappresenta la “tradizione” e la comoda “àncora” del passato) e Guy (“il nuovo che avanza” o perlomeno che prova ad avanzare in un mondo rispetto al quale le vecchie coordinate non bastano più); anzi a a dire la verità la rivalità è vissuta soprattutto da Grug che nel “vantarsi” di non avere idee (che poi non è neanche vero, considerata la sua bravura nella pittura e nella creatività che essa esprime), si vanta anche di avere una grande forza che è quella che, nel vecchio mondo, ha tenuto in vita la famiglia (e questo è comunque un “fatto“).

Ed è proprio grazie a Guy che i Croods fanno nuove importanti scoperte: il fuoco, nuovi metodi per cacciare, l’uso di utensili e di alcune “protezioni” (ad es. quella delle scarpe, la cui scena è una delle più divertenti del film). Ed è sempre grazie a Guy che la famiglia avrà un obiettivo, anzi potremmo definirlo una “vision”, ossia seguire la luce ed andare verso il domani. Ma è anche grazie a Grug, il padre della famiglia, inizialmente “sordo” all’evidenza della necessità di “pensare in modo nuovo”, che la figlia Eep capisce che “chiunque può cambiare le regole”, ossia il proprio modo di pensare.

Per concludere alcune riflessioni sul film secondo le tecniche di negoziazione e mediazione:
1)    l’ambiente e le situazioni in cui viviamo sono profondamente mutevoli per cui ragionare esclusivamente secondo la logica della propria “posizione” non sembra essere una strategia vantaggiosa. Infatti, ragionare sugli “interessi” (che magari potrebbero essere rimodellati sulla base dell’adattamento alle nuove situazioni) potrebbe essere molto più efficace perché ci può permettere di raggiungere risultati inaspettati.
2)    E’ fondamentale ragionare secondo idee che siano innovative, oltre che flessibili rispetto ai detti mutamenti. In questo senso il film rappresenta una splendida esemplificazione dell’adagio secondo cui non ci sarà mai vera innovazione se continueremo ad affrontare i problemi con lo stesso modo di pensare che li ha prodotti.
3)    C’è una profonda diversità tra la realtà e le percezioni che abbiamo su di essa… vedendo il film e pensando alla casa-caverna dei Croods non può non venire in mente il famoso “mito della caverna” di Platone, peraltro esplicitamente richiamato in più di una scena del film.

Da un bel post di Giovanni Lucarelli (link) sullo stesso film, prendo una bella citazione da William Mc Donough (architetto, designer ed autore noto per il suo lavoro sulla sostenibilità) che sintetizza in maniera efficace il “senso” del film: “L’età della pietra non è finita perchè erano esaurite le pietre, ma perchè era giunto il momento di pensare ad un nuovo modo di vivere“.

Stefano Cera

 

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