(di Jessica Sabatelli) E’ come aspettare una chiamata che non arriva mai, solo un pizzico più particolare: non sai quando il telefono squillerà, neanche in quale terminale e neppure in quale città del mondo! Sembra una situazione impossibile, no? Ma questo è il metodo utilizzato, fino ad oggi, da noi “terrestri” nella ricerca di forme di vita extraterrestri e intelligenti.
Da molti decenni, vengono utilizzati radiotelescopi per captare eventuali segnali provenienti dallo spazio o vengono osservati sistemi solari e pianeti lontani da noi. La verità è che abbiamo scandagliato solo poche migliaia di questi e ce ne sarebbero altre centinaia di miliardi da ricercare, solo nella Via Lattea!
Presto, però, avrà inizio un nuovo progetto: il Breakthrough Listen, che sfrutta due dei più potenti radiotelescopi del globo per analizzare in una più ampia porzione di spazio e di frequenze radio, il milione di stelle più vicine a noi.
Ma possiamo immaginare che: se già le onde radio sono uno strumento antiquato nel 2016, figuriamoci per una civiltà avanzata come quella extraterrestre. E’ come se i canali di comunicazione messi a disposizione da noi siano ancora così poco evoluti, che il contatto sembra ovvio che sia impossibile.
Esistono, senza dubbio, metodi più moderni ed efficaci per scovare eventuali tracce di vita aliena nell’Universo, a patto che queste civiltà corrispondano al “livello” che stiamo cercando. Così, su consiglio di New Scientist, cerchiamo di ipotizzare come gli extraterrestri potrebbero manifestare la loro presenza:
1- Sarebbe importante scoprire che “aria respirano” – Le forme di vita, che perlomeno somigliano a noi, per vivere avrebbero bisogno di consumare del “carburante” (Ossigeno) e di espellere un prodotto di scarto (Anidride Carbonica). Le piante, per esempio, fanno il contrario e alcuni batteri rilasciano metano o ammoniaca. Si forma così un cocktail di gas nell’aria che costituisce l’impronta biologica distintiva di un pianeta.
Il telescopio spaziale James Webb, che sarà lanciato nel 2018, sarà così potente da fornire informazioni sulla composizione atmosferica di esopianeti lontani e con un po’ di fortuna, forse potremo risalire alle molecole base di questi pianeti.
2- … sapere se “inquinano” – Potrebbe trattarsi di una civiltà con problemi di inquinamento come la nostra: in questo modo sarebbe più facile da individuare, poiché alcuni clorofluorocarburi composti chimici usati come propellenti per aerosol o come refrigeranti, che sulla Terra sono stati banditi per l’effetto serra, lasciano tracce in atmosfera per decine di migliaia di anni, così da offrire qualche speranza di rilevazione.
3 – … sapere se hanno un “mondo illuminato” – L’individuazione sarebbe ancora più palese se avessero delle città illuminate e dei territori luminosi, talmente vasti, da essere visibili dallo spazio, come sulla Terra. «Tokyo di notte sarebbe visibile nell’intero Sistema Solare fino ai suoi confini, con i telescopi esistenti» racconta Avi Loeb, astronomo dell’Università di Harvard.
Purtroppo, servirebbe un telescopio 40 volte più grande del James Webb per avvistare simili fenomeni, per le grandi distanze che dovrà coprire.
4 – … scoprire se gli alieni “viaggiano nello spazio” – Presto ci imbarcheremo in missioni interplanetarie: abbiamo già spedito una sonda su una cometa e una vicino Plutone; Voyager 1 ha raggiunto i confini del Sistema Solare. Riuscirà uno di queste sonde, specialmente Voyager, a “beccare” qualche viaggiatore spaziale? Gli studiosi dicono che sarebbe possibile individuare delle tracce lasciate dal passaggio di veicoli generati da laser ultrapotenti o da raggi radio.
5 – … scovare delle “infrastrutture aliene” – L’idea parte da Freeman Dyson, fisico e matematico inglese, secondo il quale delle civiltà aliene avanzate potrebbero aver costruito delle megastrutture nello spazio, addirittura accanto a delle stelle: quelli sì che sarebbero facili da individuare!
Una di queste è una struttura conosciuta come la sfera di Dyson, una teoria che consisterebbe in un’enorme costruzione a forma di sfera, che oscurerebbe in parte il sole del suo sistema.
6 – … scoprire “come ricavano l’energia” – Una scala ideata negli anni 60 dall’astronomo Nikolai Kardashev, classifica le civiltà in base al loro livello di progresso tecnologico: le civiltà di Tipo 1 sanno utilizzare tutta l’energia disponibile sul loro pianeta d’origine; quelle di tipo 2 riescono a raccogliere tutta l’energia della propria stella; quelle di tipo III tutta l’energia della propria galassia;
noi non siamo neanche al livello 1!
7 – L’Apocalisse! – Non sarebbe il massimo trovare una civiltà aliena sull’orlo dell’estinzione, ma è una delle possibilità. Per esempio, se una civiltà si estinguesse a causa di un’esplosione nucleare rilascerebbe raggi gamma in grado di rendere distinguibile o analizzabile l’atmosfera. Potremmo individuare questa particolarità, ma attribuirla erroneamente alla collisione con un asteroide o con un altro pianeta.
Insomma, gli indizi possibili sono tanti e le probabilità di individuarli, ancora lontane. Ma, speriamo che il nuovo e interessante progetto Webb ci dia delle grandi soddisfazioni!
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