Se il primo romanzo lasciava ben presagire una trilogia, il successo delle trilogia stessa aveva fatto abboccare molti editori in cerca di emulatori.
Così il successo del romanzo 50 Sfumature di Grigio è approdato anche in Italia ed è nata la prima emulatrice. Si chiama Irene Cao, è friulana e soprattutto parla d’erotismo in salsa italiana.
Sì, perchè la protagonista non è una giovane in carriera, ma una restauratrice veneziana che prova nuovi trucchi d’amore nella cornice da cartolina di Venezia.
50 Sfumature è come si sa un libro di scarso valore letterario e con un pessimo lavoro di traduzione. Estremo, sadomaso, con la pretesa di descrivere un mondo interiore femminile di sottomissione che l’autrice ben conosce perchè forse appartiene solo a lei.
Del resto il libro è stato commissionato perchè l’industria del porno in America (uno dei mercati più fiorenti dopo quello della guerra) era in estremo calo di vendite.
Il libro della scrittrice veneta, invece, parte con un’ottima premessa: quella di essere scritto bene. E quando qualcosa è ben scritto, va oltre il morale o l’immorale.
Ma noi italiani abbiamo una qualità tutta nostra, che è quella dell’edulcorazione delle cose importate. Così come ci insegnano i fatti storici e l’arte, raramente abbiamo avuto l’ardore di trasportare qualcosa di estero e farlo nostro.
Tendiamo a riciclarlo con la nostra salsina mediterranea e prender tutto a tarallucci e vino.
Così come i movimenti artistici, la cinematografia, la musica e i format televisivi, anche stavolta il modello viene edulcorato e portato all’appetito dei nostri palati fin troppo sensibili.
L’erotismo e il sesso di sottomissione vengono lasciati da parte per focalizzarsi sul percorso sentimentale della protagonista, che come nei migliori romanzetti è contesa da due uomini.
Il libro promette bene in termini di narrativa ma non in tema di novità. Una buona scrittura e un tema blandamente sessuale si indirizza verso un romanzo Harmony della serie “Passione”, nulla di più.
A riprova che certi generi letterari, così come musicali o cinematografici, se non fanno parte della nostra cultura dovremmo lasciarli stare per creare qualcosa di nostro.
Alessandra Busanel
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